IL TENENTE MARESCIALLO COMANDANTE IN CAPO DELL’ARMATA DI RISERVA. Alla Congregazione Municipale della regia Ciltà di Treviso. Al mio ingresso in questa città, c nel recente Vostro indirizzo Voi m’esprimeste la vostra gratitudine per l’indulgenza usatavi, e mi assicuraste del felice cambiamento prodottone nelle vostre opinioni politiche. Debbo riguardare tutto ciò per mere forinole finché coi fatti non mi avrete dato prove non dubbie del vostro ravvedimento. Vi domando però, se Treviso appunto meritava questa indulgenza? Nella fatale rivoluzione che rovinò queste felici contrade Voi violaste i trattati troppo bonariamente con Voi conchiusi, trattenendo militari ed impiegati civili, che doveano essere consegnati: spogliaste i depositi erariali, privaste senza alcun motivo della libertà personale uno de’ più grandi Capitani divenuto per elezione vostro concittadino e che da 20 anni viveva tranquillo fra Voi sulle proprie terre spargendo benelìzii attorno a sé. Voi che ostentate sentimenti di religione, di umanità, e covate vendetta nel cuore, strascinaste per le strade e faceste morire fra tormenti persone pacifiche per solo sospetto che fossero attaccate al regime Austriaco. È egli questo il preludio della nascente libertà del pensiero e di un pio alto sentire che a vostro dire furono inceppati da un governo troppo mite straniero? E la vostra religione è forse quella di cui si fece apostolo l’indegno Cammin, che predicò per le strade di Treviso? Sono questi i percursori della libertà che deve felicitare i popoli italiani ? la forza delle armi mi ha condotto dinanzi alle vostre portCj e vi stesi la mano per la pace. Voi rispondeste coi cannoni; allora soltanto feci giuocare le mie batterie per darvi un saggio della distruzione cui vi esponevate. Una gentaglia fanatica, segnata colla croce, ed alla quale si associarono molti dei figli vostri, continuò inutilmente la difesa delle vostre mura e si arrese quando le vedeva cinte da ogni parte. Ilo chiesto sommissione assoluta, nessuna condizione mi vincola. Poteva chiedere risarcimento pei danni recali allo Slato; poteva imporre il meritato castigo 4>er le atrocità commesse, poteva esigere ostaggi, per coloro che furono trattenuti ingiustamente: eppure, Voi slessi lo confessate, vi ho recato pace e perdono, la mia armata traversò la vostra ciltà in perfetta disciplina, nessuno abitante fu finora inquietato per opinioni politiche. Si aveva oiferla la opportunità di provare che l’Austria sapeva punire, c se io avessi ridotto in rovina la città, ed abbandonata al saccheggio, non avrei latto che rigorosa giustizia. Ma U imperatore mio Signore dà ascolto solo agli impulsi del suo cuore magnanimo, ed io stesso volli abellire la vittoria con atti generosi, volli esperimentare, se la vostra renitenza si piegasse alla voce dell’onore e della ragione. Ho chieste le vostre armi e ve le ho restituite il giorno appresso perchè non le temo. Ricomporrete la vostra Guardia Nazionale di onorati cittadini, e per la seconda volta vi porgo la destra per la pace. Sotto il palladio di una costituzione da deliberarsi da voi .stessi, e