56 con l’unione; esso si sveglia più generoso e porterà frutti di grandezza; non abbinili rinunziato al nostro passato, che per ritemprarlo in un avvenire più grande; le idee nostre non son mutate; siamo sorelle porgeit-tisi la destra per quella patria che, già ristretta a brevi confini, deve estendersi a tutta la nazione, a tutta Italia, per cui sola vogliam pugnare ; le idee nostre sono ingrandite di tanto, quanto la patria italiana è più magnifica cosa, che le mura di una città; la stessa stella ci guida, ma essa splende sopra vastissimo orizzonte e noi siam raggi di questa stella; l’umanità ha progredito, ci addita il nostro posto nella battaglia, il no-slro posto nella pace, il nostro posto nella nazione. Questo, e non altro, dice l’amplesso delle due regine sorelle. » 16 Luglio. In risposta all’ Indirizzo 43 corrente di alcuni Fratelli Veneziani. Al FRATELLI TRIVIGIAKI CHE SONO IN VENEZIA. Abbiamo profondamente sentito nell’anima, o Fratelli Veneziani, gli acerbi rimproveri con cui intendeste di dissuaderci il ritorno alle case nostre. — Siamo nullameno sul punto di partire, ma vogliamo prima con una mano condurvi sopra le nostre sciagure, e coll’altra scoprirvi un poco più da vicino la piaga più sanguinosa, (se non altro) del nostro cuore. Ci lusinghiamo che in faccia alla pura e dolorosa verità lascierete le massime rigorose di un eroismo più specioso che reale, per sentire con noi quanto irresistibile penetri nell’anime la voce onorata, che ci richiama, e qual religione c’inspiri il sagrifizio, che con quella forte ras-degnazione, che si la molto bene distinguere da qualsiasi ombra di codardia di cui si pretendesse calunniarci, siamo per compiere. La maggior parte di noi profughi di Treviso riparò fra queste mura ospitali, perchè temeva per la libertà personale e per la vita minacciala. Colla pruova più aspra noi fummo quindi costretti di dividerci dal miserrimo resto delle nostre desolate famiglie; perchè il pericolo sovrastando soltanto a (jiielli che s’erano compromessi, non era a tutti comune, e perchè IuIti in quell’istante non avrebbero potulo seguirci. Fu cosi che noi abbiamo partecipato alla gloria di quelli, che vollero piuttosto emigrare che s'ostenere l'aspetto degli odiati nemici, e l'onta di ascoltare gl inni insultanti delle loro vittorie. Ma quello che è gloria e virtù per molti, che restano invidiati, non può essere nè l’ima nè l’altra per noi; se, mentre vediamo dileguarsi il pericolo individuale, il figlio, il fratello, il marito, il padre non volasse per questo a soccorrere di conforto e di tutela i cadenti genitori, le mal sicure sorelle, la moglie e i teneri figli, tira che una guerra lunga ed accanita raguna sul capo di lutti indistintamente un nembo di disastri, ed il pericolo è diventato solo a tutti umiline. Noi dunque, poiché il bisogno del cuore, ed il dovere di coscienza ci richiama, noi andiamo a dividerlo coi cari congiunti. Noi non