366 E come questo stato forte non può sussistere altrimenti, se non è vincolato e congiunto dal principio monarchico, così è certo che la Francia preferirà, anche per la sua sicurezza, una monarchia costituzionale e ben unita, ad un gruppo fluttuante di repubbliche. 0 se vi saranno delle repubbliche, la Francia, per garantire se stessa, vorrà esercitare sovra di esse una diretta influenza: ed allora siamo da capo: indipendenza di fatto, addio. Torniamo al primo assunto. Milanesi, nessuno interesse mi spinge a patrocinare una causa più che l’altra: non ho inni cercato nè ambito ricchezze, non impieghi, non onori, neppure gli onori accademici che sono cosi poca cosa. Sebbene io scriva negli stati di Carlo Alberto, non ho mai fatto la corte nè a lui nè a’suoi ministri, a’quali non manco, quando ve n’ è il bisogno, di cantare delle antifone, che certamente non li mette di buon umore; non ho mai fregalo per nissuna anticamera, nò fatto i salamelecchi ad alcuno. Vivo in paese libero, e mi servo della libertà per dire liberamente la mia opinione. E se insisto per un’ unione cogli Siali Sardi, non è per amore a Carlo Alberto, ma per amore all’Italia, e singolarmente alla Lombardia. Ora quest’amore mi obbliga a dirvi, che se \i preme di tener lontana la tirannide austriaca, la quale ora vi si presenta di nuovo e vi cuc-coveggia coll’ipocrita maschera delle concessioni liberali; sevi premela vostra sicurezza, la vostra libertà, la vostra indipendenza, e con essa la sicurezza, la libertà, l’indipendenza di tutta l’Italia, non avete un momento a perdere: con una pronta risoluzione rimediate, per quanto è possibile, ai funesti indugi di due mesi, non date ascolto a persone o ingannale o ingannatrici. L’Austria vi solletica alla repubblica; ma poiché la repubblica piace all’Austria, non deve piacere a voi: in vece F Austria abborre un regno d'Italia; ebbene, un regno d’Italia sia il nostro voto. Proclamate questo regno d’Italia, e proclamatelo immantinente. Dopo l’impero romano, il regno d’Italia fu il solo principio di unificazione che ci sia rimasto. Fondato dai Longobardi, confermato da Carlo Magno, affralito sotto i deboli suoi successori, ravvivato dal virtuoso Berengario che vi aggianse ?a corona dell’ impero, per l’iniquità de’ fati, e più ancora per le nostre discordie, non potè mai raggiungere il suo consolidamento. Napoleone lo rislaurò, e FAustria lo riconobbe ripetutamente; poi fedifraga ed usurpatrice, usando l’inganno e la forza, all’ombra di quel congresso di Vienna, ;he commise tanti misfatti politici, e che ora, col suo autore, è condannato alla riprovazione de’popoli, mutilò quel regno d’Italia, e lo scambiò in uno spettro di regno, che chiamò Lombardo-Veneto. A voi tocca, o valorosi, che combatteste l’Austriaco nelle cinque memorabili giornate di marzo, a voi che pei primi inauguraste l’indipendenza italiana, a voi tocca di riabilitare questa istituzione nazionale, « col mettere la corona ferrea sul capo di 1111 principe italiano, che ha già tanti diritti alla vostra riconoscenza, togliete per sempre la speranza al Tedesco di potere mai più dominare sopra di voi. Proclamate il principio delle libertà democratiche innestate sul tronco del reggimento monarchico. Proclamate l’unione della Lombardia col Piemonte, colla Liguria, con Sa- | ▼oia, colla Sardegna; fate con essi un solo popolo, una sola fede politica, I