415 rivoluzione, e mulare la faccia delle cose, male acconciate dalla astuzia diplomatica, se la nostra flotta, con onorevole risoluzione imitando quella dei nostri Commissari]', ricusa di credere all’armistizio, e crede invece alla protesta dei ministri che rappresentano adesso la volontà nazionalej e le guarentigie costituzionali propugnano. Noi desideriamo adunque, che presto tale protesta facciasi di pubblica ragione. Oltreché l’effetto sarebbe immenso e benefico, avrebbero i ministri la gloria invidiabile d’avere promosso ad un tempo le ragioni del Re costituzionale e dell’Italia, d’avere ammonito e abbandonato il primo, quando malvagi consigli lo allontanavano dalla difesa della nazione. 26 Agosto. SOLDATI D’ OGNI ARMA, D’ OGNI STATO ITALIANO. L’indipendenza della Nazione inseguita alle reni dal Radelzky guidato per mano dall’ insidia interna si è rifugiata a Venezia , in questa originale città, che altra volta l’accolse perseguitata da Attila. E forse oggi meno barbaro d’Attila Radetzky, o meno accetta alle pupille Italiane l’indipendenza della Nazione, che ai tempi del feroce Unno? In sua presenza il dire di tornare ai propri focolari è una colpa , parlare di correre in ajuto delle proprie case, quando la base di tulle le case Italiane è minacciata nella persona della Dea riparata in Venezia, è una imitazione del Cane della favola, che lasciò la carne per adentare un’ombra, è un errore di municipalismo, una stoltizie per non dir altro. Soldati, voi impugnaste le armi per giltare via le divise di Piemontesi, Napoletani, Lombardi, Romani, Toscani ec. e farvi Italiani; ora perchè rinegando la vostra fede, le volele raccoglierle, indossarle di nuovo ? Soldati, vi sia specchio l’indomita costanza dei vostri vecchi Generali, la cui vita fu una lunga prova di patrio martirio, vi riscaldi il vostro onore, vi commova il dolore d’Italia. Dott. CARLO MONGARDI. 26 Agosto. A VEUEZIA. Libera ancora nella tua possanza Sfidi il nemboso ciel, veneta Donna; E sei col tuo valor salda colonna, A cui s’appoggia l’itala speranza. Mentre del Sardo Re nulla più avanza, Tranne un pensier, che giammai non assonna, Mentre al Sol di Tamigi e di Garonna Imbruna Italia la regai sembianza ;