470 » Egli fece aperto al mondo quale intende che sia la norma delle relazioni fra gli stati, quando l’anno scorso, presa occasione di una violenza dello straniero in Ferrara, trasse la politica dai misteriosi gabinetti, la collocò sotto l’egida di quella giustizia, che regge le private faccende, e dall’umile studio di un notaio protestò contro il fatto di una potenza. La forma di questo atto, alla quale il fasto delle corti irrise, segna per noi un’epoca nella storia della diplomazia, perchè ammonisce solennemente i principi che la giustizia è una. » 11 Pontefice diede altresi a vedere quanto egli apprezzi i diritti d’una nazione. Già prima d’ogni moto politico egli benedice l’Italia. Milano, acclamando al nome di lui, insorge a conquistare l’indipendenza; la Lombardia, la Venezia, il Piemonte sono in armi, i figli d’Italia si stringono la mano, l’oppressore si è chiuso nelle fortezze, e Pio, dalla loggia più augusta del mondo e con allato i capi militari, benedice di nuovo l’Italia. A questa benedizione rispose l’entusiasmo di 25 milioni d’italiani, l’applauso delle nazioni incivilite, e lo sgomento degli oppressori; omaggio aneli’esso. » Ora questo Pontefice, che seppe proclamare con nobile schiettezza il concetto di civiltà maturato in seno dei popoli, può egli durare lungamente perplesso nella scelta dei modi; coi quali debba cooperare ad assicurarne il trionfo; può egli differire più oltre una franca dichiarazione? Pur troppo le esitanze furono lunghe. Ferve largamente la guerra; il nemico scorrazza per le belle contrade, lasciando ovunque una traccia di empietà e di ferocia. Il sangue dei generosi Pontifica già fece sacre «dia libertà le soglie della gentile Vicenza; l’eroismo, vi ebbe l’aureola della sventura : ma Vicenza, bagnata di quel sangue, non deve essere serva. Il prode esercito piemontese, le animose milizie toscane, le lombarde, le venete, combattono con lena assidua per l’indipendenza di quell’Italia, che fu benedetta da Pio. Gli occhi di tutti i buoni sono volli desiosi a Roma; i Romagnoli, tremanti di patria carità, anelano alle nostre battaglie: e Pio esita ancora. » Noi abbiamo contemplato con religiosa commozione le perplessità del Pontefice; abbiamo assistito coll’anima alla lotta crudele che si combatteva nella timorata anima sua, cd abbiamo serbata intera la fiducia. 1-decreto divino che i santi diritti della umanità si debbano ricomperare coi patimenti: quanto non ebbe a soffrire quel giusto che ci redense! H Pontefice, come avrà molta gloria della redenzione d’Italia, così doveva averne molti dolori. Le sue angosce sono espiazioni a pro’ della patria. » Ma ora il nemico ha rinnovato l’invasione di Ferrara, e dettò al pro-legato pontificio turpi condizioni. A fronte di quest’atto, ogni riserbo deve cessare. Nessuno può credere che il Pontefice non abbia a respingere i nemici, che fanno strazio del paese, perchè questi nemici si chiamano cristiani; sarebbe un credere che la religione santissima possa essere scudo d’iniquità. Il papato non può abrogare il diritto naturale di difesa di un popolo, ma deve riconoscerlo ed esercitarlo con quelle forme, che sono prescritte dalla civiltà progredita, e dalla santa ragione delle alleanze naturali dei popoli. Però, il governo pontificio non solo devi respingere dalla sua terra V aggressore, che per colmo d’iniquità ha n-