403 le peccata. Monarchici c repubblicani soffocarono la nascente liberta d’ìta-lia, gli uni colio stravolere, gli altri col malvolere. Io scrissi che la rivoluzione civile dovea precedere o accompagnar« la politica; ma io tantiracillus homo, ho appena luogo a fiatare dove Gioberti e compagni, mollo anfanando, facevano il mondo capace, che bisognava andare a ma’passi, e recitavano a Cario Alberto un panegirico , il cui sugo si risolveva in questo complimento, assai confortevole per vero. — Y. M. non è che un re provvisorio. Io io voleva, confesso, qualche cosa di meglio, e gli nuoce non averlo voluto egii ancora, presidente ereditario della repubblica italiana sotto la proiezione del ponle-lice, il quale sarebbe succeduto alla sua discendenza diretta e maschi e temporibus illis. Stetti zitto perchè mi parve delitto sillabare in tania nllivilà di falli e di parole, e perchè mea culpa, meu maxima culpa, tratto hallo ho creduto si parlasse da vero e si facesse da senno; sicché io mi era qua-.i riconciliato colle conciliazioni e lasciato svanire di mente ii rcj'injiuia peccatorum. Unità d’Italia a qualunque prezzo, e che importa a che prezz.) per ora. In ciò si aqueta facilmente uomo che mollo ama e spera moi-to, ma, Oh insensate menti de’mortali! Quanti son difettosi sillogismi, ec. I veri credenti sono condannati a illudersi e deludersi almeno dieci volte al giorno, io fra gli altri. Siamo al punto in cui credo dover parlare, anzi ripetere il già dello. Italiani! La rivoluzione politica dee cominciare colla civile. Quest;; parole hanno bisogno di commento breve ma chiaro. Eccolo. Abbasso t re buoni e cullivi; se buoni raccomandateli ai biografi, se calli*i ul diavolo. Unicuiquc suum, inslilui Giustiniano imperatore e re. La guerra politica e civile si possono sostener ora meglio che in principio. Io ne sono persuaso, e s’egli è la verità ne debbono essere persuasi tutli, perchè nò io ho intelletto cosi soprafino da vedere quello che gli altri non veggono, uè questa è verità cosi superlativa, che non sia visibile e palpabile anche a cervelli più diminutivi. Abbiamo ii furore della vendetta e l’entusiasmo della disperazione. In questi quattro mesi abbiamo imparato a conoscere un poco i nostri diriliì e doveri. Abbiami imparato che i popoli, come i soldati, hanno una tattica loro particolare, e quella dei popoli essere più efficace che quella dei soldati. Abbiamo generali per le nostre guerre come Austria per le sue. Finalmente, e questo è che più rileva, noi ci siamo spogliali di parecchie affezioni, di parecchie illusioni, di parecchie superstizioni. Al mio paese corre un prò-* verbio che di certe genti e di certe cose dice : Tutta zuppa e pan bagnato. Italiani ! preme piuttosto considerar bene un fallo e persuaderci tii un altro. Che mali vi ha risparmiato affrettare la guerra poUUe» e differir la civile? Che mali ci potrebbe aggiungere il far ora ambedue\ Che cosa abbiamo più da perdere? Consideratelo bene. Italiani! Tutte le nazioni cominciarono a farsi libere innanzi che indipendenti o non furono indipendenti uè libere. Guardate Ungheria s Grecia