359 avevano parole se non per adulare 11 governo o la sagristia del Biscottino, 0 per fare il panegirico alle tibie saltanti delle ballerino o ai canori gargarismi delle sirene teatrali; e che io sol unico feci un'aperta opposizione al governo austriaco, e che in iscritto od a bocca gli tenni un linguaggio a cui non era mai stato avvezzo; ed andava animando gli altri a tare lo stesso. Se io nel 45 dicevo al governatore Spaur, che se l’Austria non cangiava modo nel governare il Lombardo-Veneto, ella a-vrebbe finito col perdere queste provincie, cacciatavi non dai cannoni, non dalle baionette, ma dall’acqua santa. Se lino dal 24 marzo 1847 esponeva al medesimo la necessità di far delle concessioni, intanto che n'era il tempo; e ch’egli mi faceva restituire la supplica con un non si pud far luogo alla domanda. Se l’il ottobre dello stesso anno gli presentavo una vigorosa rimostranza contro il giogo che tiranneggiava !’ intelligenza lombarda, ed egli mi faceva di bel nuovo restituire la supplica dichiarandola meritevole di una severa redarguizione. Se al 2(j dello stesso mese, senza lasciarmi spaventare dalle severe redarguizioaii di sua eccellenza, indirizzai un’altra supplica dei medesimo tenore al direttore di polizia, e gli cantai all’orecchio dure verità, ch’egli finse dì nou intendere. Se per tanto tempo e con tanta assiduità ho tenuto ur lhiguaggio franco e sincero con un governo dispotico, perchè questo diritto mi sarà ricusato in faccia di un popolo libero ? Sì, o Milanesi, voi siete liberi; e questa libertà non ri fu donata da alcuno, l’avete comperata coi vostri pelli e col vostro sangue; ma so volete conservarla dovete abbonire zoloro che vi adulano come peP lo passato adularono il governo austriaco, e dovete amare eh5 vi dice la verità, ancorché forse molesta a sentirsi. V’ha chi vi grida: repubblica,, repubblica. E come ve ne persuadono? Con declamazioni retoriche, cou una fraseologia di vocaboli indefiniti, ed a cui non si può dare un significato preciso; con espressioni, aforismi e sentenze tolte a prestanza da un ridicolo misticismo; col predicarvi quello eh’essi non sanno e fion sentono, e di cui non hanno pratica; in breve co! farvi della poesia: ma 1 sogni dell’immaginazione sono impalpabili, e le regioni della fantasia stanno al di là del mondo reale laddove la società de’viventi si regola col fatto e colla esperienza. Essi vi dicono : repubblica è libertà, monarchia è servitù. Ed io vi rispondo che la libertà o la servitù nou consiste in questa o in quella forma di governo, o in questo o in quel nome che si vuol dargli, ma nelle buone o cattive leggi, e nella moralità o immoralità dei magistrali e del pubblico. Un popolo che è morale, che è convinto de’suoi diritti in una repubblica, debb’esserlo parimente in una monarchia; ma se è corrotto in una monarchia, come potrà non esserlo in una repubblica? Anzi lo sarà di più : perchè in una monarchia la corruzione opera assai di rado, difficilmente nei celi medii e popolari, nelle repubbliche è precisamente su di queste che più furiosa imperversa e vi porta la funesta sua gangrena: ed è perciò che tutte le repubbliche, e segnatamente le nostre repubbliche italiane, che sono le più celebri nella storia moderna, andarono a risolversi nel dispotismo, laddove assai monarchie dispotiche, e ne vediamo oggi giorno i cento esempi, furono rigenerate dalla potenza dei ceti medii, e trasrinate alla libertà.