d 33 e che ora giace vedovo ed abbandonato (*), quale tristo monumento d’una gloria clic passò, riacquisterà l’antica attività, popolcrassi nuovamente, coprirà il mare di nuovi navigli, che più fortunali, non avranno a temere ima seconda giornata di Chioggia, perocché d’or innanzi le navi e le ciurme italiane non combatteranno più clic per la difesa e lo splendore d'Italia. Questo è l'avvenire, che i fati riserbano a Venezia, nè ce lo facciano parer meno corto le presenti angustie; perocché elleno ornai non possono più a lungo durare. Già le prime schiere dei nostri prodi sono entrate in Venezia; c quivi, congiuntesi ai valenti abitatori delle lagune, ed ai generosi volontarii, ispirandosi ai magnanimi esempi de’lor condottieri; e gelose soprattutto di conservar puro quel nome, che i loro fratelli illustrano nelle pianure lombarde, offrono al nemico il più valido de’baluardi, il petto d’uomini, che hanno giurato di vincere o di morire. i mentre questo gagliardo rinforzo cresce l’animo e le difese ai figli dell’Adriatico, l’esercito italiano spinge energicamente il blocco di Mantova, e Tassedio di Verona; le opere d’approccio sono pressoché compiute; le batterie si stanno puntando; e l’alba del giorno decisivo già comincia a rosseggiare. » Intanto, que’vincoli, che eterni ci denno stringere ai Lombardi si vanno rassodando. Ecco votata la seconda legge relativa all’unione; legge, dia certamente non è perfetta, ma che, se è per più lati difettosa, ha almen (jueslo merito di essere conforme ai desiderii dei nostri fratelli lombardi. — Ed essi, che tale la vollero, sapranno fare che nella pratica scompaiano quegl’ inconvenienti, i quali la resero men gradita a taluni, sebbene in tutti uno fosse, od anzi appunto perchè in tutti uno era il desiderio, una la volontà: l'unione; l’unione la più pronta, la più compiuta, la più reale possibile. « Nella sessione del giorno 21 il progetto di legge per l’unione della città e provincia di Venezia agli stati Sardi passò colla pluralità di 434 'oli contro I. O Cerio, chi facesse ragione della presente condizione del nostro Arsenale da ciò c|> egli era altro volte, quando vi lavoravano migliaia e migliaia d’operai provvedati in '■'•a dal principe, avrebbe motivo di crederlo, come qui sopra è detto, abbandonato. Arsenale però contava ancora in questi ultimi infelicissimi tempi un 100 impiegali civili, e iioo operai, ai quali ne furono aggiunti attualmente altri 800; il che, se non grandissimo moto, non può dirsi nè meno abbandono. Ci si lavora, indefessamente si avora, e lo sanno i nostri nemici, i quali anche questo vanto del nostro Arsenale e’insidiavano, e volevano altrove trasportarne le officine e le opere. La coscienza gli avver-liva, che per poco ne tenevano ancora il dominio. 24 Luglio. (1dalla Gazzetta) FRANGIA - ASSEMBLEA NAZIONALE, 11 Comitato degli affari esterni si diede ad un profondo esame degli a^Jr' d’Italia. La discussione ha occupato parecchie sessioni. 11 sig. Mau-«Ulu e il sig. Napoleone Buonaparle hanuo combattuta la politica, seguila