425 pubblicai)a comitiva Viennese eh’ io sono e mi vanto di essere l’identico repubblicano del dì 50 aprile e dei precedenti. Che sono però repubblicano da Italia e non da Vienna in missione austriaca. Che vorrei a tutto cuore, se fòsse possibile, la Repubblica. Vorrei però la Repubblica di Platone coll’ istesso amore e con (pianto odio detesto e abborro la Repubblica comunistica dall’ iniquo austriaco e suoi tristi affiliati idolatrata. Indipendentemente dall’ errore politico che potrebbe avermi avversata la Repubblica del 22 marzo (errore perdonabile ad uomini impreparati e travolti da così giganteschi avvenimenti) volete sapere che mi lece passare le smanie repubblicane? Fu quel tremendo avvenire di lagrime che fin d ' allora mi pan e preparalo come infatti tolleriamo ; fu quella turba di canagliume ribaldo che vidi portala a gala nella pubblica cosa dalla novità degli eventi; fu quella sterminata congerie di tanti errori di Governo tra cui potrei noverare: l’Arsenale dissennatamente spoglialo di armi, la Finanza dilapidata e consunta, i milioni del pubblico tesoro posti a legale saccheggio, il pubblico incarico mal confidato, la vecchia milizia distrutta, la nuova poca e nella istituzione tradita, la guerra negletta e sopita nell’ urgenza maggiore di portarla all’ altare, la flotta per vergognosa imperizia perduta (1), l’inimico sconsigliatamente licenziato con armi, bagaglio, danaro, le inutili pompe puerilmente vagheggiate, la educazione del popolo negligenlata, la ignoranza mantenuta, la ferocia suscitala se colla propria naturale virtù non avesse resistito ai pervertimenti, le spietate violenze imposte o premiate, il segreto della corrispondenza infondatamente violato, ogni savia ed onesta istituzione non voluta 0 attraversata: tutti gli ordini più santi dello Stato scomposti per debolezza o vizio d’individuale egoismo. Ecco presso a poco quello che valse a sbramarmi delle voglie di Repubblica. Vorreste forse far credere al mondo che Venezia gustasse le delizie della Repubblica democratica? Potrete contarla agli insensati che verranno. Non siete forse ancor sazii, iniqui manigoldi austriaci, di aver colle vostre mene infernali portato l’eccidio della guerra al margine della laguna? Lo vorreste forse anche sulla piazza di San Marco nostro? Il ferro e fuoco che ovunque devasta le provincie, 1 templi profanati, le vergini violate, le stragi, i saccheggi, gl’ incendii del brutale austriaco che tuttodì continuo sperde i fratelli nostri, non vi bastano ancora? L’esempio dell’eroiche Sicilia e Milano, la voce di tutta Italia che vi chiede fraterni sensi, niente varranno? Io non sono nè mai sarò V apostolo delle violenze e del sangue. Io sento quanto ogn’ altro 1’amore di patria mia, ma l’amo nell’ordine giusto e tranquillo, non nelle stragi, nelle desolazioni. Io chiesi al Governo nostro nella mia stampa del 23 corrente leggi necessarie ma giuste. Chie-S1 sanzione energica ma corrispondente alla importanza della legge. Questa è giustizia, non brutalità. Sì, s’ è vero che per poco siete onorati re-pubblicani, non potrete negarmi, che la stirpe umana non vi tramandasse da secoli la GIUSTIZIA effigiata colla bilancia nell’ una, colla Spada nel- 1 altra mano. Io chiesi e sempre chiederò, all’attuale Governo e qualunque altro venga, giusta ma energica azione. Questa non è violenza ina (i) Questo fa errore del prima Governo provvisorio.