495 nc va la salvezza di talli. Se non volete essere uniti, stringetevi almeno in una federazione. Se anche il potere federale vi ripugna, fate almeno un paltò d’alleanza, una lega potente, ma non restiamo disuniti, deboli, imbelli, a fronte d’un nemico poderoso e feroce. Vedete l’Austria con quanta arte cerca ricomporre i suoi Stati ? come tenta guadagnarsi la nazione alemanna? L’Assemblea di Francoforte, avversa sempre a noi negli atti e nelle parole , s’ è fatta austriaca; vuole ricostituire l’impero germanico che nelle sue memorie, come nelle sue speranze, suona dominazione d’Italia : e già ha eletto un vicario imperiale , elevando a questa dignità un Arciduca d’Austria. Intendete, Italiani? E se all’Austria vien fatto questo gran disegno , o riesce a durarvi sol quanto basti per rivolgere tranquilla e rovesciare sopra di noi le sue prepotenti forze, come faremo a resistere ? Oh se Italia fosse unita e concorde, venti Germanie non basterebbero ad opprimerla. Ma nelle condizioni presenti là resistenza sarebbe impossibile. Se fosse tempo di diplomazia, un politico , direbbe ai principi e ai popoli: voi errate ad ogni modo a far così debolmente la guerra, a tenervi quasi inermi; perchè, qualunque sia il vincitore, sarete sempre in sua balia. Siate alleati polenti e forti, onde vi sia dovuta una parte della vittoria , c il vostro abbandono non sia un giorno pretesto e la vostra debolezza incitamento a conquistarvi. Ma noi siamo fratelli, e parliamo a fratelli il fraterno linguaggio. La guerra dèll'indipendenza, gridiamo, deciderà i desiini di tutti. Se l’Auslriaco vincesse (tolga Dio l’augurio) saremo tutti avvolti nel generale sterminio: torneremo tutti all’ antico servaggio, con più la vergogna in fronte di aver avuto la superbia, e non la forza, d’esser liberi. E questa vergogna sarà maggiore per coloro che nemmeno avranno saputo combattere. La guerra, dunque, la guerra ! facciamola una volla grande, potente, nazionale. Non sia sola una parte d’Italia a sostenerla. Abbiasi finalmente un esercito italiano pari al bisogno, pari alla grandezza delia causa e delia nazione. Tutti i popoli italiani vi contribuiscano egualmente; come sarà comune il beneficio della vittoria , così comune sia la fatica e la gloria delle battaglie. Pensate, o fratelli, che i più grandi sacrifici fian lievi per il nostro trionfo: rimpelto all’immenso infortunio dell’esser vinti, ai sacrifici che c’imporrebbero i vincitori, all’ abbominio di tornare un’altra 'olla, senza speranza di mai più risorgere, sollo l’oppressione del barbaro. La guerra, la guerra ! sia il solo grido da un capo alt’ altro d’Italia. Pace alle opinioni, ai partiti, ai sistemi, all’amor di municipio, ad ogni affetto, ad ogni pensiero che non sia d'unione per la santa guerra. Se il bisogno lo volesse, siamo pronti a levarci in massa. Tra noi ed Austria ® guerra a morte. La nazione italiana dee vincere o perire. Prendiamo tempio dal popolo francese che nel 93 levatosi in massa contro l’invasione straniera, improvvisò generali a 18 anni, eroi imberbi, e vinse da 8e sola tutta Europa congiunta. Questi sono i voti del nostro Circolo : il quale grida e prega : la Patria è in pericolo ! Noi abbiam fede nei destini d'Italia : ma questa fede non dev’essere cieca. Nella vita de’ popoli vi hanno momenti che decidono llcr sempre del loro avvenire. Questo supremo momento è il nostro. Dal