135 parati dagl’ interessi austriaci ? un’ Ungheria, che, nel moment ostesso in cui vi parlo, ha bandito una leva di duecentomila uomini, non già per metterli a disposizione dell’ Austria, ma per farne il baluardo della sua propria indipendenza ? un’ Ungheria, la quale dichiarò (lo seppi questa mattina ) che neppure un Ungherese passerà la frontiera per recarsi a combattere gl’ Italiani? Che cosa può una corte, finalmente dove la Boemia si divide in razza slava ed in razza teutonica, dove un generale dell’impero è costretto di fulminar Praga, una delle capitali dell’ imperatore ? Ma andrò più oltre, e dirò : Che cosa può una corte, ove la mano del-l’Assemblea nazionale di Francoforte strappò, a dir così, la corona dalla fronte dell’ imperalor d’Austria, per cangiarla in corona imperiale germanica sulla fronte dell’ arciduca Giovanni ? « Una corte cosi minacciata, può ella oggidì minacciare voi stessi, o di una partecipazione molto efficace ad una colleganza contro di voi sul Reno, o di una resistenza molto prolungata e trionfante all’ indipendenza italiana? No; evidentemente, no. « L’Italia, signori, non era per noi, il domani del 24 febbraio, una quistione di diplomazia teorica; eli’era una quistione urgente, immediata, question di decisione ed azione. Se non rendete giustizia all’ abilità del maneggio de’ nostri affari durante il governo temporario, rendete giustizia almeno alla potenza della rivoluzione di febbraio. Non dimenticate che, il domani del febbraio, l’Italia tutta intera era serva, od occupata, e che oggidì, la mercè degli sforzi di essa, e del vostro contegno, che fu un atto assennato, un allo vigoroso, l’Italia quasi intiera è liberata; vale a dire, che 26 milioni d’ uomini sono passati nella vostra alleanza. Dovevamo noi, il domani della rivoluzione di febbraio, passare intempestivamente le Alpi, ed andare in nostro proprio nome ad assalire gli Austriaci nella Lombardia ? Ma dimenticate voi che il fondamento di tutta la nostra politica era in questo principio : rispetto ed amicizia alla Germania ? e che un’ aggressione, così personale e così poco ragionevole all’ Austria, sarebbe stata interpretata come un’aggressione gratuita alla Germania stessa, avrebbe rivolto contro di noi la Germania tutta del Reno, e spinto all’ alleanza tutta la Germania settentrionale, mentre la nostra politica, e la politica della pace del mondoj è di ritrarnela ? No ; noi non ci siamo posta la quistione in tal modo; non abbiamo indotto Carlo Alberto a fare la guerra all’Austria; l’impulso de’suoi popoli, il grido dell’Italia, la sua condizione, l’ambizione de’suoi consigli, forse 1’ambizione personale di gloria, lo spinsero abbastanza senza di noi. La sua alleanza invetera-t'1) personale, con l’assolutismo austriaco, non potè far fronte all’impulso di tutta l’Italia. E mosse il campo. « Dal giorno, in cui Carlo Alberto ciò fece, noi dicemmo a noi stessi, ed alto gridammo dalla bigoncia, senza riserbo e non senza audacia, che ehe ne diciate: l’Italia è libera, o sarà libera. Abbiamo detto: una delle due; o Carlo Alberto trionferà solo, col concorso degli altri Italiani, degli eserciti di Radetzky, e allora l’Italia andrà debitrice a sè stessa della propria sua libertà, il che è una condizione per meglio difenderla; 0 Carlo Alberto avrà la fortuna contraria, e l’indipendenza de’ suoi pro-Pr,i stati nell’Italia settentrionale sarà in sul serio minacciata dagli Au-