A Ai gior forza, per ottenere l’intento contro un nemico, che non meritava di più. » Dalla parte degl’italiani, si ebbe a deplorare la perdita del solo marinaio Degrandis, colpito da una palla di lucile in una imbarcazione, riportando qualche altra leggiera avania, specialmente sul piroscafo il Tripoli j cagionata da varie palle giunte a bordo, che però fu ben tosto riparata; mentre al nemico furono smontati alcuni cannoni cd uccisi 27 uomini, tra’quali un ufficiale. Infelici, costretti dal ferreo bastone austriaco a combattere contro chi non è il loro nemico ! ! » Finora la flotta italiana, limitala solamente al blocco di Trieste, non ebbe grandi occasioni di fatti guerrieri ; ma così le fazioni di Caorle, come quest’ultima, quantunque di pochissimo rilievo per la loro importanza, sono per ai tro un saggio di quella forza morale, che anima i petti caldi di santo amore di patria, quando non si combatte come sicarii pagati, ma si difende una causa santa e giusta, ove è gloria il solo combattere. E tutto ciò valga almeno a mostrare che il nemico, anche in una battaglia navale, non troverebbe certo spento l’antico valore italiano. » Vi fu un momento che tutta la forza navale d’Italia si trovò unita all’aspetto del comune nemico, colla speranza di una gloria comune; c ([tiesto momento non verrà mai dimenticato, perchè fu senza dubbio un preludio di quella completa fusione, alla qual Dio ha serbata l’Italia, e che non può più lungamente attendersi. » Intanto si continui il compianto per chi sventuratamente è ancora privo di quell’ultima soddisfazione, che si prova nel trovarsi nelle iile dei difensori della libertà contro il dispotismo, del diritto dei popoli contro l’oppressione, ciò eh’è ben largo compenso a tutti quei sacrifici!, anche non conosciuti, che un cuore veramente italiano può fare sull’altar della patria. « 27 Luglio. (dalla Gazzella) PARLAMENTO PIEMONTESE CAMERA I)E’DEPUTATI — Sessione del 21 luglio. Cancri, incaricato di fare il rapporto sulla legge relativa all’aggregazione della Venezia eoi nostro stato, sale alla bigoncia e legge la seguente relazione : Signori ! L’unanime e vivissimo nostro desiderio fu sempre la costituzione della nazionalità italiana; lietissimo avvenimento è la deliberazione della gloriosa metropoli dell’Adriatico, di congiungere indissolubilmente i suoi ili nostri destini, venendo a far parte di quel regno dell’Alla Italia inaugurato sopra i campi lombardi con cosi prosperi auspicii.