280 Venezia. Cerio squisita è la lode : ina in questo momento altra lode dee ambire la città, la qual vide sopravvivere ai Bandiera ed al Moro un compagno delle Battaglie dell’ Emo, uno che non indegnamente portava il nome di Dandolo. La libertà pare a taluni mercato, ad altri spasso : ma spetta a voi, Veneziani, dimostrare clic l'unione ad altre provincie d’Italia non ha spenta in voi la coscienza di voi stessi; spetta a voi fare che non si dica che dall’acque salse e dal valore dei non Veneti viene a voi la sicurezza. La città deve potere difendersi da sè stessa. E le armi che mancano, si troveranno, purché ciascuna guardia che può, sia tenuta a comprare l’arme sua propria; e se a quest’ora si fossero chieste, il Piemonte ne dava. Ma quel che più fa di bisogno, è dar nuova vita alla civica, e capi nuovi, e mandarla sui forti al nobile consorzio del disagio e del pericolo. Ove questo non si faccia, se non la schiavitù, il disonore ci aspetta, e il disprezzo d’Italia e d’Europa. Le resistenze che da qualunque parte s’opponessero a questo, sarebbero tradimento. E per opporsi a siffatta necessità, richiederebbesi più fatica che per obbedirle, appunto come la paura richiede talvolta maggiore audacia che il coraggio. Un recente decreto condanna giustamente coloro che, esagerando il pericolo, spargono3 come ivi sta scritto, la titubanza (4). Io non dirò che uomini prezzolati sulla fine del giugno impunemente fecero il reo mestiere (il presente è già tremendo giudice del passato,): ma dirò che lo spargere lo scoramento nelle moltitudini perchè si distornino dalla guerra; il non aiutare il popolo e non indirizzarlo con qualche nerbo di milizie regolari; il disprezzare le milizie non regolari come impaccio, il lasciarle esposte a inuguale cimento; il rimandare con parole o fredde od amare i villici concorrenti al combattere, furono tra le cagioni che hanno ammiserita la guerra, l’hanno freddata, viziata, perduta. S’ignorava egli forse, che la libertà dei popoli non si conquista senza la cooperazione de5popoli; che le soldatesche hanno, sì, potuto aggiogare le nazioni, francarle non mai; che la milizia regolare può essere come le ossa del corpo guerriero, ma i nervi e il polso del sangue vivo son le forze del popolo? Non debbo tacere quel ch’ha originato i mali passali e i presenti, che aggraverebbe i venturi. E però dico che, siccome non si seppe differire l’amplesso fraterno al dì che poteva essere dignitosamente spontaneo, e il più solenne atto della vita sociale fu precipitato come opera servile; così è da temere che in altre cose ancora prevalgano meschini riguardi alle ispirazioni dell’onore, e il nome veneto, il qual poteva adesso riaversi, non cada più in fondo. Non si pensò pur possibile la sconfitta) si computarono gli utili della vittoria non sua: e non venne la vittoria, e la sicurezza non venne. Questo dico soltanto perchè si rammenti che a rifare le nazioni, a sgomentare il nemico, bisogna destare i più gene-rosi, non ì men nobili, sentimenti dell’umana natura. Or nel popolo i nobili sentimenti rimasero sopiti dalle aspettazio‘u fallaci e dalla colpevole diffidenza. La fiducia tra’governati e governanti (1) Decreto 2 agosto.