344 s’inviarono i loro incaricati a Radetzky, e sottoscrissero essi quella capitolazione che il re aveva proposto, e che era anche pronto a non accettare. Quando il podestà di Milano, od altro de’suoi incaricati, si presentò al popolo dalle finestre del palazzo ad annunciare tale capitolazione, ebbe per risposta alcune fucilate, una delle quali mancò poco lo colpisse alla fronte. Questi allora si ritirò, e dalla piazza proseguivano vivissimi colpi di fucile contro il palazzo, nel quale il re stava rinchiuso. Egli aveva domandato al suo arrivo di essere custodito dalla guardia nazionale, e il re conobbe allora che invece la guardia nazionale era sciolta, e che per custodirlo si erano a lui destinate persone, che appartenevano ad altro partito, e ad altre opinioni politiche. Il re, il duca di Genova, si videro allora prigionieri; ma il re non volle difendersi e impedì ai carabinieri, che lo circondavano, di far fuoco. — Egli non volle bagnare di sangue milanese le vie di Milano. — Il generale Bava, sul fare della mezzanotte, s’innoltrò con una compagnia di bersaglieri, e parte del reggimento Piemonte verso il palazzo del re. — Il popolo si allontanava al loro arrivo, e al re, al duca di Savoia e di Genova, fu dato a quel modo di porsi in salvo, — Molti colpi di fucile però gli tennero dietro. —■ Fu presa la cassa e quant’ altro aveva seco. In questo stato giunse egli in Vigevano. Questa, nè più nè meno, è la storia esatta che il re ci espose dettagliatamente, e colla maggiore tranquillità. Dopo di che, proseguì egli, quale mezzo mi rimane di difesa? L’esercito stanco, abbattuto, che si rifiuta alla guerra e ridotto a poco numero, è impossibile riprendere le ostilità. Era necessario allora chiedere un armistizio a Radetzky per trattare della pace — o dopo l’armistizio ritornare altra volta sul campo di battaglia. Quest’oggi l’armistizio venne accordato, col mezzo dell’ambasciatore inglese, per sei settimane, durante il qual termine l’armata nemica non muove passo. In questo frattempo, disse il re, o si conchiuderà una pace onorata — o raccozzeremo l’esercito, ne sarà rinvigorito lo spirito e torneremo a combattere — o si unirà la Francia con noi, e avremo maggior forza. A questo punto, interpellato da noi se la Francia aveva o no rifiutato d’intervenire — disse averne egli fatto domanda a monsieur Gavai-guac; F Inghilterra però mostrarsi poco propensa a favorire tale intervento. Circa poi la nostra posizione interna, ci assicurò il re che le concessioni, per lui date, non possono nè saranno mai alterate — che nemmeno ebbe pjr il pensiero di mandare in Genova il conte Lazzari — Che il governatore di Genova è il generale di Sonnaz, perchè amato dal popolo genovese, e che S. E. Regis era incaricato di farne le veci durante la di lui assenza. Questo, o signori, è l’esattissimo ragguaglio del nostro abboccamento col re, che noi abbiamo creduto di esporre dettagliatamente, acc^