E pregnanti dal duolo aeciecate Nel lor pondo si volgono armate, V- E l'ambascia divieti ferità. ■ Dove speme ne’petti non scende, il'/ il dolor con sugli occhi le bende, 3 Uivieti ciuda la stessa pietà. cfcni pietra è bagnata di sangue, j A ogni passo un trafitto che iangue ISotto l’ansia del lungo dolor; I K spronali pei tepidi calli, ■ Scalpitando i feroci cavalli I Frattgon 1’ ossa al tapino che mtior. (I vigneti, 0 tepenti vapori ■ Impregnali dall1 erbe c dai fiori, I Dolci orezzi del siculo mar, ■ (’.he terreno, che ciel consolale ? I In che parte d’Italia spirate? H Siele voi strane genli a beai ? I,' ¡enea bomba, che sfida le spere, I (¡011 lo scoppio d’ acceso cratère I Desta incendi! dovunque colpi. .• E quel bronzo che vomita foco I (iia rimbomba da questo in quel loco, | Già di fumo la luce copti, ftperi tu di condurli al servaggio ? 3 Speri tu che I’ avranno in telaggio I 1 figliuoli del tempo avvenir ? * Maledetta dall’ uomo e da Dio I Quanta speme il tuo pello nuln’o ! 3 Quanto t arde inconsunto desii ! ■)h paventa, Borbon, di quell’ ire, I Che più tardi potranno salire I Fin laddove ti mostri più re. | Di quel sangue la voce paventa, | Chè talor, benché paja J>iù lenta, I La vendetta men certa non è. ■libertà ne’ lor petti ragiona, I Libertà, che la morte perdona, I Dea che i re dietro al soglio legar ; 49 Libertà, eh’ £ «1 cara e gradita, Come sa chi rifiuta la vita, Chi per essa discende a pugnar. Rugge il Mar dall’ inospito Iito, L’ Alpe orrenda risponde al muggito, Quinci e quindi si scote Appelliti ; D’ ogni terra, ogni selva, ogni monta Una gente solleva la fronte, E il vicin grida guerra al vicin. Come i fiumi nell’ alto crescenti Traggon seco i minori torrenti, Che la pioggia o la neve ingrossò ; Tal nel corso le ai mate coorti Traggon seco i drappelli de’ forti, Che Ì’ allarme d’ Italia infiammò, Ma tu, belva, in cui stolto è chi fida, Dove porti là spada omicida ? Su chi pesa la dura tua man ? Quando i tuoi gli uni agli altri fan guerra Qui si pugna per 1’ itala terra, Qui ogni monte è cruento, ogni pian. Benedetto colui che da Scilla Spense in cor l’esecranda scintilla, E i fratelli abbracciò nel perdon, Benedetto colui che disceso A pugnar per lo nostro paese Contro il voto dell’ empio Borbon. Ma tu m’ odi, o il peggior de’ tiranni : Tutto il mondo congiuri a’ tuoi danni, Anzi quanto 1’ Eterno creò. Non è mia la tremenda minaccia, Fu natura che torbida in faccia Contro i ve 1’ anatèma scagliò. Maledetto chi ’nfrange ogni patto, Chi s’ oppone al sublime riscatto ! Di siffatti, o Fernando, se’ tu. Maledetta da tutte le genti La tua polve disperdane i venti, Nè una pietra ci dica: Egli fu. LUIGI ALFONSO GIRARDI. ORDINE DEL GIORNO V0L0NT1R.Ì VENETI. BiUfl DIFENSORI 1)1 PÀI,MIMI. Spontanei accorrendo sotto la direzione del vostro concittadino Ernesto K>roitf/o»ti a chiudervi in quel primo baluardo Italiano, e a dividere col- I animoso generale Zucchi le fatiche, i pericoli della guerra e i disagi di Ij'ua lunga oppugnazione, Voi avete bene meritato della Patria. Onorevoli '"ono le difese, onorevoli le prove di valore che voi tutti avete fatto in nlinanuova : là vi educaste alle armi, lavi mostraste degui del nome italiano c di migliore fortuna. T. III. _ 4