409 perdurate magnanimi nella santa impresa che dal 1821 ad oggi, se vi costò tanti martirii, vi fruttò anche altrettanta e più gloria. — E voi, Lombardi, più grandi ancora nella sventura che nei giorni della prosperità, voi che a centinaia di migliaia esulando dalla terra natale siete oggetto di tenerezza e ammirazione alle genti civili, ricordate che Venezia è tanto vostra che nostra, dappoiché la vostra indipendenza per la nostra rifiutaste ; ricordate che supremo desiderio nostro è stringervi al petto, dividere, molcendolo con fraterne cure, l’immenso affanno vostro, avervi a testimoni quando ciascuno di noi, destinato a cadere in battaglia, spirerà coi dolci nomi d’Italia e Lombardia sulle labbra. Popoli tutti della Penisola, sorgete tutti come un sol uomo dall’Alpi all’Etna; — su, su, partite, affrettatevi. Conosca il mondo che la virtù nostra non è infiacchita, nè spenta. Venezia, 20 agosto 1848. 25 Agosto. (dal! Indipendente) VENEZIA RIENTRANDO NEL DIRITTO E NELL’USO DELLA SUA SOVRANITÀ’ Lettera ai fratelli Liguri e Piemontesi del Circolo Italiano a nome del popolo Veneto. Queste parole destarono nell’anima mia i più cari ricordi: queste parole mi trasportarono anco una volta oltre mare, là sul suolo africano, e mi parve vedersi rinnovate le commoventi scene del di 7 aprile. Il sole di Egitto, il vento di fuoco de’suoi deserti costringono quasi l’anima del nativo, ne disseccano la sorgente delle funzioni morali: la mollezza del \i\ere lo abbrutisce: la si direbbe un’anima senza nobiltà, senza virtualismo, senza passioni; mentre l’italiano profugo dagli artigli dell’Aquila Austriaca sotto que’raggi cocenti sente esaltarsi, sublimarsi l’anima sua: sfida que’venti di foco, superbo di lottare contro tanto orrore di natura, perchè indipendente, e preferisce quella vita di stenti e di mali, perchè di libertà, al dolce clima di Italia sua, all’olezzo delle sue aure impestate dall'alito dell’esecrato Austriaco. Il sospiro dell’esule è Italia, ma non contaminata o schiava . . . . i sogni, la battaglia contro l’oppressore, e le vittorie. Ritorniamo alle scene, ai pensieri del dì 7 aprile, scene, pensieri di noi Veneti stanziati in Egitto, ultimi degl’italiani a dirsi liberi, primi a solennizzare i fasti di una vera rivoluzione. Il giorno 7 aprile mi vapore del Lloyd di Trieste entrava nel porto parato a festa, salutava coi suoi cannoni il vessillo costituzionale di Vienna, bandiva agli Europei tutti accorsi sul molo la rivoluzione di quella capitale, e la costituzione deli' Impero, e da quegli esaltati banditori si felicitavano i freddi Lombardr-Veneti, perchè inciruti parte dell’impero d’Austria goder poteano di tanta prosperità. Fini\a il tumultuare tedesco, e colla dispensa dei dispacci cominciò il nostro. In questi dispacci leg-