391 rompere delle catene. L’Italia sa ottimamente, che la Francia di febraio non vorrebbe, come già Napoleone, smembrare l’Italia per un interesse personale. Noi vogliamo 26 milioni di fratelli; noi vogliamo da Torino ¡1 Palermo 26 milioni d’italiani liberi; e non divido questa opinione che sentii a professare, che, cioè, fosse pericoloso 1’ aver a’ suoi fianchi una nazione unita di 26 milioni d’ uomini, cui bisognava dividere per regnare; che ad ogni altra politica era una politica sentimentale. « Io sì io l’accetto questa politica sentimentale, perchè credo che la lealtà sia la prima abilità del mondo; perchè credo che 26 milioni d’uomini, redenti dalla Francia e sviluppanti nella loro propria integralità nazionale le loro funzioni nazionali, a lor modo, come essi l’intenderanno, col nostro aiuto soltanto, noi saremmo più utili che non potrebbero esserlo le divisioni che noi (areni nascere nella penisola creandovi 4 o 5 governi. Non crediate che la democrazia non abbia profonde radici in Italia. Io percorsi esiliato l’Italia, da Torino a Palermo, vidi Venezia, Firenze e Genova; da per tutto trovai ¡1 culto delle idee democratiche, poiché l’Italia non subì come noi gli attacchi incessanti ed implacabili delle monarchie ; essa ha dei municipii; ella sa d’aver dato vita a più repubbliche di cui alcune fiorirono, e gettarono gran luce nei secoli 46 e 17. Le sue istituzioni municipali sono più possenti che le nostre; e frattanto rimane la rimembranza de’gloriosi giorni della repubblica. L’Italia si svilupperà sempre in ragion diretta della Francia, e se Carlo Alberto si rifiutò dapprima ad accettare la nostra alleanza, si fu perchè sapeva che questo parallelismo esisteva; e che, una volta che l’esercito francese fosse entrato, l’Italia domanderebbe dei pegni. Ecco perchè la nostra alleanza fu rigettata. Non è solo di Carlo Alberto e del Piemonte che noi dobbiam preoccuparci; quello che noi domandiamo, quello che noi volemmo, quello che noi dobbiamo volere, si è l’affrancamento dell’intiera Italia. Ma lo confesso, io non son troppo rassicurato da quanto sentii, e non ho fiducia nell’ alleanza inglese, lo la respingo (rumori varii). Sì, la respingo, non già eh’ io sospetti del popolo inglese, ma perché ho legittime prevenzioni contro il suo Governo, massime nel momento in cui esso schiaccia l’Irlanda, ed in cui, per prezzo della sua riconoscenza per voi, egli lo scannerà più facilmente. Sì, io chieggo che conforme ai sentimenti del Generale, il quale ha l’onore di comandare i nostri bravi soldati , conforme ai sensi da voi espressi, il Governo non si contenti d’una pacificazione che non arresterà punto gli Austriaci, e che in ogni caso non può redimere la Venezia, e la quale non può far altro che dar soddisfazione particolare al Piemonte. « Io non sono di quelli che vogliono che vi siano soltanto i l milioni d’uomini liberi; non sono di quelli che chieggono come compenso dei sacrifici della Francia, il contado di Nizza e la Savoia. No! non voglio che la Francia si faccia pagare i suoi servigi (benissimo]) D’altronde, la Savoia e Nizza non sono altro che molecole , che verranno assimilale alla Francia dentro un tempo determinato, dalla volontà delle due nazioni, e senza violenza ». Parecchi membri. Basta! basta! (rumore). A sinistra. Benissimo! (parlate! parlate!). Il cittadino Baune: « Io esprimo in questo pensiero che il Governo