277 Attuato ¡1 blocco vigoroso, fummo privi affatto di notizie, di soccorsi e di speranza di averne. Tornò vano ogni mezzo tentato per ottenerne. Gli esploratori o retrocedettero o caddero prigioni. L’unico mulino a pochi passi della fortezza fu distrutto dal fuoco. Se ne costrussc uno a cavalli, ma era insufficiente ai bisogni, e gli abitanti si servivano di mulinelli a mano. Dopo venti giorni facevasi la seconda intimazione della resa, che fu respinta come la prima. L’assoluta deficienza di sussidii e la mancanza di danaro ci «obbligò a mettere in corso carta monetata pel valsente di lire correnti sessanta mila, la quale respinta dai bottegai, traeva i soldati pagati con quella, a miuaccie. Per evitare disordini si ebbe ricorso a mezzi di rigore. Già si penuriava di molti generi di prima necessità. Mancavano le carni, non avendo bestie da macello, se si escludevano otto vacche per fornire il latte agli ammalati dello spedale. L’ assoluta deficienza del vino obbligava a distribuire ai soldati una limitata razione d’acquavite. Per il condimento, gli abitanti e le truppe non avevano che lardo. Tuttavolta e la popolazione e la guarnigione sopportavano pazientemente quel misero stato, nè si avvilivano. Quando il nemico ci comunicò gli sgraziati avvenimenti di Vicenza, Padova e Treviso fu perduta ogni speranza. Esso c’ intimò per la terza volta la resa con minaccia di bombardamento in caso di rifiuto : ma ciò non ostante venne respinta anche la terza intimazione. Il nemico mantenne la parola, e cominciò il bombardamento, mandandoci 880 bombe. Ad onta della deficienza dei suindicati generi, siccome oravi ancora del grano, così la guarnigione avrebbe potuto attendere gli estremi voluti dal rigore militare. Ma gli abitanti, che soffersero tanto e virtuosamente, privi affatto di speranze, non volevano esporsi inutilmente a più tristi conseguenze. Il podestà fece più voite conoscere al comandante delia fortezza la penuria di viveri, provocando perquisizioni per ¡scoprirne. Io dovetti acconsentire ad una riunione dei principali cittadini e dei membri della guarnigione per determinare che si doveva fare, i quali unanimamente risolsero di devenire a trattative coll’ inimico, onde non trarre la città ad un’ inutile mina. Una deputazione di cinque cittadini e di cinque militari si portò al quartier austriaco. La condizione apposta della ricognizione del debito incontrato per le spese sostenute durante l’assedio ammontanti a lire 160,000 fu respinta dall’austriaco. Reduci i deputati si fece degenerare quella condizione in una preghiera al comandante l’assedio di assumersi, sotto l’incarico di spedire a raccomandare a S. M. l’imperatore, analoga supplica della città. Alle sei del mattino del 24 giugno la deputazione ritornò a Marcilo luogo del convegno, da dove non fece ritorno che alle due della mattina del 25, colla capitolazione e coll’intelligenza che alle sei dovesse consegnarsi la fortezza, altrimenti il bombardamento sarebbe stato ripreso. Io mi sorpresi altamente dell’articolo XVII delia capitolazione (già Pubblicata) in cui è detto aver la città mancato} benché avente messi di difesa e viveriec. Feci sentire alla Deputazione che tale dichiarazione era per essa poco onorevole e vile, essendo i deputati ben consci della