Feltre e Arsiè tentavano Primolano onde impossessarsi dello sbocco del canal di Brenta su Bussano; e corpi franchi tirolesi romoreggiavano nella Valle Sugana tentando di unirsi a quelli che sboccavano da Primolano. Una brigata del corpo VVelden era spinta a Bassano, e tentava risalire il Val di Brenta. L’intero corpo del maresciallo Badetzky, dopo le battaglie di Goito e Curtatone, si ripiegava a marce forzate a Montagnana, passando l’Adige a Legnago. Incerto nei primi giorni era lo scopo di queste mosse, e si f poteva ancora congetturare destinate a ripiegarsi su Verona per la sinistra dell’Adige, incontrando serie difficoltà per la riva destra. Dava fondamento a quest’ipotesi 1’ occupazione di Caldiero e Montebello con una brigata che avrebbe coperto il fianco di quella marcia, e forse dato mano al congiungersi delle forze di Bassano in modo analogo a quello con cui la giunzione di Latour Taxis s’era operata con un movimento di giro al nord di Vicenza. Queste incertezze sulle intenzioni del nemico scomparirono ¡1 giorno 7, quando uno dei corpi d’ armata del maresciallo Radetzky pronunciò il movimento verso il Bacchiglione, portandosi a Barbarano, e si dirigeva a Monte Galda e Monte Gaidelia ove costruiva parecchi ponti su quel fiume; seguiva quel movimento il giorno 8 e il 9, onde apparve come il corpo d’armata del generale D’Aspre fosse destinato ad agire contro f Vicenza sulla sinistra del Bacchiglione concentrandosi a Zocco, Grisignano, $ e Barbarano : il corpo d’ armala del Generale Wratislaw sulla destra e per i Monti Borici concentralo a Logare e Debba. 11 9 avevasi avuto notizia che un corpo di 2000 uomini di fanteria boema aveva salito il Monte Berico, e trovavasi di ironie ai nostri estremi pósti avanzati collocali al casino llambaldo, fallo costatato da una ricognizione effettuata dal colonnello Latour colla compagnia cacciatori Bergamin: la natura di quelle truppe, poco atta alla guerra di montagna, lasciava ancora qualche dubbio su un serio assalto al Monte. Ciò nulladimeno, considerando i monti come chiave della positura di Vicenza, e che quei rinforzi si poteano sempre ritirare alla occorrenza, cosi fu mandata la intiera legione civica romana, comandata dal colonnello Gallieno, in rinforzo ai due battaglioni svizzeri. La rottura della strada ferrata da Vicenza a Padovà, di parecchi ponti, le barricate che gli Austriaci andavano formando sulla strada di Padova e Verona, I’ avanzarsi della brigata di Montebello sino alle Tavernelie e all’Olmo; non lasciavano ormai più dubbio, che l’intenzione del nemico non fosse di fare uno sforzo su Vicenza, precludendo la ritirata alla guarnigione per qualunque via si volesse tentare. L’esperienza del generale austriaco, e le forze imponenti di cui di- Ì sponeva, non ci poteva lasciare sperare che l’assalto della positura del Monte non dovesse essere accompagnato da quello delle porte, alle quali conducevano le strade da esso lui occupate. In fatti verso le 11 incominciò simultaneamente l’attacco alle porte Monte, Borgo Padova, e più tardi a quelle di S. Lucia e S. Bortolo. La notte dai 9 ai 10 fu passata aspettando un assalto notturno, come quello dei 24 maggio, ma non fu che alle 4 del mattino del giorno 10 che cominciò il fuoco degli avamposti al llambaldo; ripiegali i mede-