4 83 di Milano, per prolcstare contro alla incominciata guerra, per ratificare i giusti voti dell’Italia, e stabilire le basi della separazione, in ordine ai comuni interessi, creali da trenlatrè anni di unione. Gl’Italiani dubitarono, non ch’altro, di offendere gli Auslriaci, attribuendo loro un diverso sentimento, una diversa politica. Ma invece il capitale errore nostro fu di credere che essi comprendessero la rivoluzione da loro operata. ISoi credemmo eh’ eglino avessero tanto di previdenza, da considerare all’ importanza della mutazione, prima di volerla; tanto d’intelligenza, da conoscerne gli effetti nell’alto .di eseguirla ; tanto di onestà, da accettarne le conseguenze dopo di averla voluta. E c’ ingannammo a parlilo. Imperocché gli Austriaci, o non seppero quel che si vollero, o disvollero quello che fecero, e promulgarono la Costituzione per tutto l’impero, dandosi a credere di potere ciò non per tanto tenersi soggette Ire 0 quattro nazioni, qual più forte, qual più ricca, qual più intelligente, tulle più numerose e possenti di foro. Agli Austriaci, per comprendere che la Costituzione traeva di necessità la dissoluzione dell’ impero, era mestieri aspettare che l’Italia sostenesse con le armi la propria indipendenza, che 1" Ungheria creasse un separalo governo, che un altro governo sorgesse in Boemia, che i Galiziani e que’ di Cracovia ritentassero di sollevarsi, che i Croati volessero un governo indipendente a un tempo da quello di Pest e da quello di Vienna, e clic perfino Trieste, la fedelissima Trieste, minacciasse di scisma. Agli Austriaci, per comprendere clic una Costituzione generale, un solo parlamento, un solo governo, erano assurdità ripugnanti al senso comune, iacea d’ uopo aspettare che fossero convenuti nella Dieta di Vienna Italiani, Tedeschi, Boemi, 11 lirii e Polacchi, e che là, come nella torre di Babèle, spettacolo di scherno a tutto il mondo, i deputati delle varie nazioni questionassero, senza che gli uni arrivassero a capire quel che dicevano gli altri. Agii Austriaci, per comprendere clie^ dala ad un popolo una speciale Costituzione, con separato parlamento e separato governo, quel popolo forma loslo di pien diritto uno siato indipendendente, era forza n-spcttare che l’Ungheria, richiesta di uomini e danaro per la scellerata guerra d’Italia, ricusasse, non solo danaro ed uomini, ma altresì ridomandasse i suoi cavalli e i suoi fanti, temili mal suo grado In balia di Kadetzky, e ricevesse inv iati dall’Dalia, e con generosi indirizzi confortasse gl’ Italiani a perseverare nella santa loro intrapresa. Ma che diciamo ? Agli Austriaci non bastò neppur lutto questo. Ei ll(>n ne sono ancora persuasi : e per persuadersene, aspettano che 1’ Italia abbia scacciali con la spada alle reni di là delle Alpi; aspettano che 1 Ungheria venga coll’ arme al braccio a chiedere ¡1 ritorno delle sue •ruppe; che la Boemia, la Gallizia e la Croazia, gittandosì disperatamente in braccio del Busso, immergano 1’ Europa in una guerra universale. Frattanto, fedeli alle tradizioni dell’ abborrito principe di Metternich, •anno bombardare i Boemi e i Polacchi dagl' Italiani e dai Tedeschi, aiz-Za‘>o gli Ungheresi centro ai Croati e questi contro di quelli; e i Tede-