n do la relazione della capitolazione di Udine; forse che in quel giorno nel consiglio di guerra tenuto dallo stato maggiore della guarnigione in casa dei Generale Zucchi, si sarebbe deliberato per la resa, ma il corpo dei crociati Veneti, non dirò come potenza fisica, che toccavano appena il numero di 150, ma come forza'morale, tanto fece e tanto gridò attirandosi dietro il popolo e la guarnigione, che se pure in consiglio si parlava di cessione, dopo quello schiamazzo, il generale Zucchi fece intendere agli acclamanti che non si sarebbe preso un partito che offendesse l’onore italiano. Si fecero tre sortite, sempre con molto danuo dell'inimico, il quale rimase ogni volta sbaragliato e cacciato fuori di posizione, attesa la somma e nota strattegia del Generale Zucchi che le dirigeva. Si bombardò per un mese la fortezza, cosicché vi entrarono più di 800 bombe, ma già il popolo, ricoverato nelle caserme a prova di bomba, generoso aveva fatto il sacrificio delle case e degli averi, pur che non si commettesse una viltà. Se non che, mancandovi, come dissi ancora, le notizie, e non avendo viveri la fortezza che per una ventina di giorni, e mancando ancora la speranza di un soccorso vicino, essendovi venuto un ultimo parlamentario portandovi relazioni autentiche dello stato delle cose nel Veneto, il Generale Zucchi, convocato lo stato maggiore dell’esercito, prese la deliberazione di cedere la fortezza, ottenendo condizioni, che quantunque non troppo larghe, tuttavia avrebbero mancato una volta che per fame si avesse dovuto renderci a discrezione del nemico. Il popolo di Palma poi si è mostrato il più generoso ed eroico fino all'estremo, nè intendeva che si dovesse cedere a nessun patto, e il giorno della Capitolazione voleva accorrere dove stavano i canuqui, sennonché, quel principio, diremo, di rivoluzione, venne presto sedato, e il pensiero di doversi addattare a un destino inevitabile subentrò al primo moto di sdegno dei Palmarini. ii Luglio. AL GOVERNO PROVVISORIO Di VENEZIA. mi ( I min -- Alcuni individui in numero di diciannove protestarono al Consiglio governativo contro il Comitato di Sorveglianza e la Prefettura dell’ordine pubblico per la soppressione da quello in addietro decretata del Giornale intitolato la Sta (¡'Ma del Popolo imprigionandone l’estensore ed i tipografi senza formalità di processo; per l’asporto da questa eseguito del manoscritto e delle prove di stampa del n. 25- dall’ altro giornale Fatti e Parole. Qualificarono essi codesti atti infrazioni della più sacra ed augusta di tutte le libertà, quella del pensiero e delf organo che lo promulga, e si dichiararono disposti a protestare sinché sia loro resa, com’ essi la chiamano, giustizia. Ritengono i sottoscritti che il Governo provvisorio, forte della sua