incontestabile, merita di esulare dal semplice accenno di un nome, nelle antologie straniere. Dirò per Teodoro Tjutcev, ciò che io ebbi a dire per altri poeti russi, che in precedenti pubblicazioni, ho cercato del mio meglio, e per quanto1 le mie forze me lo hanno concesso, di far conoscere in traduzione italiana. La bellezza del verso non può essere resa dal traduttore; ma il concetto filosofico e umano dei versi di Teodbro Tjutiev s’impone così, che, anche in prosa, può riuscire vivace, poderoso e facilmente comprensibile, se il traduttore non ha tradito la sua modesta missione che deve essere tutta di amore pei grandi, con intero oblio di sè stesso. VlRClLlO Narducci. Roma, 23 aprile 1927 - Anno V- * 15 *