407 responsabilità potesse essere più là dove non vi era più la direzione. La controversia non si estingueva nel campo del nostro diritto interno, ricco di... lacune e di contraddizioni, ma si riaccendeva gagliardamente e con diverso esito or neH’una or nell’altra legislazione, per la disparità delle quali e, talvolta, per il loro silenzio, le navi pilotate nelle acque estere venivano a trovarsi abbandonate alle incognite giudiziarie dei tribunali territoriali. Oggi, che per la faticosa e non mai abbastanza lodata opera degli apostoli deH’unificazione del diritto del mare, si è giunti ad avere, in virtù di convenzioni , delle norme internazionali, introdotte financo nelle singole legislazioni interne, la questione ha ceduto, innanzi alle precise disposizioni di legge, gran parte di quella veemenza che ne caratterizzava i dibattiti nella prassi e nella scienza e che si riscontra leggendo quel capolavoro di asprezza enfatica e pittoresca che è il « Deux tenta-tives de révolutions dans la jurisprudence » di A. De Courcy (1241). Senonchè, la questione minaccia di restare sulla breccia per molti anni ancora, essendo che la Germania, ricca di em-porii marittimi di eccezionale attività (facciamo, ad es., il nome d’Amburgo) si mostra ostinatamente restia a conformare, sul punto in esame, il suo diritto a quello degli altri Paesi. Il quesito del comando ha avuto, si può dire, due soluzioni antitetiche : secondo l’una, il pilota, appena a bordo, assumerebbe la direzione suprema della nave, sostituendosi al capitano; secondo l’altra, il pilota non sarebbe mai sottratto al controllo ed agli ordini del capitano, essendo egli collocato sulla nave in posizione subordinata e compiendo semplici funzioni di consiglio e di ausilio. 237. - La tesi della cessione del comando al pilota e sua critica. — La tesi della cessione del comando vige, naturalmente, in quei paesi ove le leggi proclamano l’irresponsabilità dell’armatore per i fatti del pilota obbligatorio; perciò: in Inghil- (1241) A. De Courcy, in Autran, 1887-88, pag. 128 sgg.