477 pletamento e l’ulteriore sviluppo di un logico procedimento. « Non », cioè, diciamo col Navarrini (1535), « passaggio brusco da un ordine di concetti — - comunione unificata — ad un ordine di concetti essenzialmente diverso — creazione di una persona giuridica; ma svolgimento e determinazione maggiore di un concetto che si manifesta e si estende con logica continuità ». /Ve consegue che la personalità viene ad assorbire la comunione, sostituendosi ad essa. Che se, anche dopo questo trapasso in un ente astratto, sopravvivessero gli effetti della comunione, questi non potrebbero reagire che nell'interno, non mai nei rapporti coi terzi, i quali non conoscono nè i singoli, nè la collettività concreta dei singoli, ma l’ente in astratto (1536). La personalità sarebbe insomma, per usare l’espressione del Valeri (1537), « l’atteggiamento esteriore, dinamico, di una comunione esistente staticamente nei rapporti interni » (1538). Talché, in conclusione, sarebbe incoerente ed illogico applicare le regole della comunione in materia di responsabilità verso i terzi, e non piuttosto le regole della personalità; non, dunque, responsabilità del Corpo in via principale e dei singoli in via sussidiaria per le obbligazioni contrattuali del primo, come il Brunetti (I539) afferma, ma rispondenza unica della corporazione con esclusione della responsabilità sussidiaria personale dei singoli membri. Ognuno vede, pertanto, a luce meridiana, come, anche ammettendo la coesistenza dei due concetti di comunione e personalità, si pervenga a conclusioni tutt’affatto opposte a quelle che il Brunetti s’era proposto di raggiungere, ponendo il pro- (1535) Loc. cit. (1536) Navarrini, cit., col. 677, nota: « ... si capisce che il Codice di commercio chiamando le società commerciali enti collettivi, si sia fermato precisamente ai rapporti coi terzi. Ma da ciò non si potrebbe mai argomentare che, nell’interno, non ci sia distinzione fra i singoli e la società; questa distinzione indiscutibilmente c’è, anzi è prima in questi rapporti che in quelli ». (1537) Valeri, mori, cit., p. 467. (1538) Su questo concetto vedi Bonelli, I concetti di comunione e di personalità, ecc., Riv. di dir. comm., 1903, I, 296 segg. (1539) A. Brunetti, cit., II, p. 360, n. 296.