5 bili ed incostanti, ove dominano correnti e venti di forza e direzione continuamente difformi, nè mancano talora profonde modifiche del fondo marino, o costruzioni recenti ed ignorate, rese, fra l’altro, invisibili ad opera di nebbie o di notturne tenebre. A chi, dunque, in tali casi affidare la sorte dei naviganti? Non al capitano, nelle cui mani il supremo comando sta inoperoso e vuoto come starebbe in quelle di un semplice maestro d’ascia. E la nave, la città galleggiante, carica di vite e di averi, ansima, si smarrisce, si arresta. È cieca. D’ ogni parte la circonda il pericolo : le preme i fianchi, minaccia la prora, insidia la carena. Ma il pilota pratico è lì che vigila, giorno e notte, all’ingresso del porto, del canale o del fiume. Egli accorrerà, guiderà la nave, la condurrà al sicuro. Questa è la funzione del pilota. La sua opera è evidentemente una missione di grandissima utilità sociale. 3. — Poiché è opera inesperta fermarsi sul limitare della storia, esaltando il nuovo e dispregiando l’antico; poiché nulla è immutabile e tutto si trasforma, ed ogni cosa ha una storia, uno sviluppo, una vita, non si può studiare un fenomeno senza riguardarlo nella sua interezza, dal passato al presente, da questo alle possibilità dell’avvenire. Il principio non crolla se si passa all’investigazione del diritto. Cos’è questo se non la disciplina di necessità create dai bisogni degli uomini ? La civiltà fa il suo cammino, i bisogni le tengon dietro, marciando nella sua grande ombra; ed ecco esigenze inaspettate imporre la garanzia di nuove leggi. Pur senza far torto a coloro, che nella ricerca tecnico-economica e comparata pongono il fondamento dello studio del diritto (7), non crediamo di errare affermando, come altri prima (7) V. Brunetti, Corso di diritto marittimo, lezioni tenute presso l’istituto Superiore di Trieste nell’anno scolastico 1921-22, Padova, 1922, voi. I, pp. 13-17 ; Guidi, L’industria della navigazione marittima e i suoi contratti, in Dir-Mar., aprile-giugno 1926, p. 163.