IX. A GALEAZZO DI TARSIA COSENTINO (In fronte al suo Canzoniere). Deh quante visioni dilettose, o Galeazzo cavalier gentile, da questa vecchia stampa de '1 Basile salgono a me, come da bianche rose profumo in una pia sera d’aprile ! I versi di assai fine lavorio sembran lucidi vasi istoriati, dentro cui splendon vini profumati : sitibondi ne libano l’oblìo, accostando le labra avide, i vati. Naviga, in mezzo a’ pallidi roseti, l’anima sopra un rivo ermo d’argento: ne l’aria mite, senza mutamento, hanno le fonti murmuri secreti; cantano i pini, come cetre a ’1 vento.