- 37 — nell’odio contro le superstiti autonomie locali dalmate, a suo avviso colpevoli del cattivo esito delle trattative : perciò si propose di sopprimerle con la forza, ad ogni costo. * * Nel 1808 sparvero le ultime vestigia dell’ indipendenza di Ragusa, la città ricca che animava la resistenza. Raccoltosi quel Senato per ordine del maresciallo Marmont, addì 30 gennaio, questi comparve in seno all’ assemblea e dichiarò: « che il governo raguseo era colpevole di poca « lealtà di contegno verso la Francia, di aver sobillato il pascià « di Bosnia, di aver provocato un grave fermento tra le genti « serbo-croate, per cui la Repubblica di Ragusa doveva ces-« sare di esistere d’ora in avanti ed il suo governo ed il suo « Senato dovevano ritenersi soppressi ». In ricompensa di quest’atto di violenza, Napoleone I, nel marzo di questo stesso anno, nominò Marmont duca di Ragusa: fu il marchio della sua sfortuna e di quella delle armi francesi in Dalmazia. Crii Inglesi ricomparvero subito sul littorale dalmata e si composero in Lissa una specie di base d’operazione marittima. Apertasi la campagna del 1809, gli Austriaci presero l’offensiva e Marmont fu sconfìtto a Kravni-Brod. A tergo e sul fianco, i moti insurrezionali dalmati compromettevano intanto la sicurezza delle retrovie francesi : a Lussin scoppiava un’aspra reazione, ad Arbe ed a Pago scendevano gli Austriaci. Richiamato alla Grande Armata il maresciallo. Marmont, la rivolta illirica non ebbe più soggezione nè ritegno : Sebenico, Traù, Lésina, Spàlato, la Ma-kàrska ed altre località minori restituivansi in libertà: l’Austria, la Russia e l’Inghilterra spiavano l’occasione più propizia per trarne vantaggio, singolarmente e decisamente. Il trattato di Schonbrunn troncò codesta anarchìa, per restituire nuovamente la Dalmazia alla Francia ed al governo del Marmont.