— 67 — Queste condizioni economiche hanno indotto un sensibile deperimento nella zona costiera, dato impulso alle emigrazioni, alterate in modo manifesto le relazioni tra capitale e lavoro a profitto dei Magiari; gettati infine i germi di un’aspra lotta economica e marinara tra questi ultimi e le popolazioni croate (1). * * * Singolari analogie ha la storia dell’antico ducato e reame di Piemonte con l’Ungheria, nella lotta pertinace e costante verso- gli sbocchi sul mare. Nel 1526 l’esercito magiaro è distrutto a Mohàcs. Di fronte al Turco vittorioso che le contrastava le vie del Danubio e del Mar Nero, l’Ungheria si appoggia all’Austria e questa unione dura inalterata fino al 1848-49. Per vincere la rivoluzione, l’Austria impiega la maggioranza delle sue forze contro i Magiari, spalleggiata da duecentomila Cosacchi. E ciò perchè essa ben comprende che l’Ungheria è il serbatoio delle risorse economiche ed agricole dell’impero, la florida Sicilia della monarchia, il grande mercato ed insieme la grande strada che fa capo per il Danubio al Mar Nero, per la Grande-Morava ai mari Levantini, per la Drava e per la Sava al Mare Adriatico. Dopo Sadowa, di fronte alla Prussia ingigantita in potenza militare e ringagliardita in prestigio politico, l’Austria non può fare a meno dell’Ungheria. Il compromesso del 1867, i patti del dualismo che sanciscono l’egemonia magiara, ne sono la riprova. L’Ungheria diventa infatti l’elemento indispensabile per consolidare l’egemonia marinara austriaca suH’Adriatico, immediato frutto della vittoria sugli Italiani a Lissa e per dar incremento all’impulso economico e politico all’Oriente, che deve compensare l’Austria delle sconfitte patite in Boemia. Nell’intento di assicurare una buona intesa (t) Bollettino del Ministero degli A/fari Róteri, N. 255, Serie 17, Febbraio 1903 — Fiume, la Croazia-Stavonia ed i loro traffici. Rapporto del console V. Lebrecht.