— 95 — Bocche di Càfctaro ; infine l’indifferenza dei commerci italiani. Ma il ridestarsi dei sentimenti di nazionalità nell’ultimo quarto dello scorso secolo, le loro affermazioni poderose, cresciute a grado a grado dall’àmbito municipale al regionale, ed elevatesi infine ad una vera e propria coscienza di stirpe, crebbero l’orbita e le proporzioni della lotta nei vari aggregati etnici della cimosa dalmata. Ciò allargò i limiti della lotta stessa, che da cittadina diventò in breve guerra di razze lungo il littorale e l’immediato retroterra. I partiti italiano, serbo e croato se ne avvantaggiarono, e si studiarono di accompagnare il loro risorgimento economico e nazionale con un rinascimento parallelo dei traffici e dei commerci sull’Adriatico, con spiccata tendenza autonoma. Questa è la caratteristica distintiva degli odierni commerci austriaci sull’Adriatico ; ben differente AaWunitaria del periodo immediatamente successivo al 1848. In queste congiunture, una linea di grande traffico sta per aprirsi attraverso ai Balcani, tra il Mare del Nord ed il Golfo Persico. I commerci sull’Adriatico resterebbero negletti, se non procurassero di metter capo, con le loro nascenti energie nazionali, alla grande arteria balcanica mediante vie trasversali di raccordo e di penetrazione. Mentre i Croati, i Serbi e gli autonomi, cioè gli Italiani, intendono a quest’opera mediante una sistemazione di nuove linee ferroviarie tra l’Adriatico ed il Mar Nero, tocca ai porti di Venezia, di Ancona e di Bari, i quali rispettivamente mettono capo ai mercati croati di Fiume, ai serbi ed italiani di Spalato ed ai montenegrini ed albanesi di Antivari e di S. Giovanni di Medua, il compito di vegliare a chè questo ridestarsi e futuro sistemarsi delle energie economiche dalmate, in distinti aggregati commerciali ed etnografici, non vada smarrito per l’Adriatico italiano e per la marina mercantile italiana. In questa comunanza di scambi avvenire, in questa reci-procanza precisa di interessi, possono ravvivarsi le tradizio-