— ai — soluto, corte, seguito e manifestazioni di culto esteriori conforme a quelle che spettavano allo stesso Doge (1). Rappresentanti dell’autorità del Provveditore erano i conti, residenti in ogni distretto delle isole e del littorale dalmate. Erano scelti fra l’aristocrazia del luogo ed anche tra la borghesia, con acume ed intendimento politico tali, da sembrar quasi che questa stessa aristocrazia del sangue o del danaro fosse l’arbitra del governo autonomo locale, piuttosto che 1’ intermediaria tra esso, il Provveditore generale e la Signorìa di Venezia. Questi concetti risaltavano in special guisa in confronto del regime politico arbitrario in vigore al di là dei monti, dove la rapacità e la violenza dei Bani Serbo-Croati e dei Pascià musulmani non avevano ritegno di sorta. Anche la ragione economica presso le classi privilegiate dalmate poteva molto in favore di cotesto assetto. I nobili, per le loro prestazioni d’indole politica e direttiva nella società ed i maggiorenti della borghesia erano esenti da ogni specie di contribuzione : il clero era incaricato di levare le imposte, ma ne corrispondeva ben poche all’erario veneto Quanto infine al proletariato, che unicamente sopportava ogni sorta di balzelli, esso non aveva ancora il diritto di rammaricarsi verso i suoi oppressori. Che anzi — segno palese dei tempi e delle lunghe consuetudini sociali e morali — ogni qualvolta le classi privilegiate dalmate furono fatte oggetto ad imposizioni livellatrici, trovarono nel proletariato i più strenui e devoti campioni in prò della loro causa. Codesto fenomeno tipico è ampiamente dimostrato nel corso della guerra dei Dalmati contro i Francesi, nel primo decennio del secolo xix. (1) Cattalanich. — Memorie degli avvenimenti successi in Dalmazia dopo la caduta della Repubblica Veneta, con un saggio mll'amminiitrazione pubblica Veneta — Spalato, i8ii. Cap. X. passim,