— 56 — * * * Di fronte a codesto scheggiarsi di ambizioni e di -interessi nell’Illirio che ne frustrò i moti nazionali del 1848, s’erge compatta ed organica e progredisce con mirabile impulso un’istituzione: quella della marina austro-ungarica. Essa — si noti bene — memore degli antichi errori e delle passate forme ingannevoli, quando la flotta si riteneva veneziana, volle essere e fu, nè austriaca, nè ungherese, sib-bene imperiale nel vero e proprio senso della parola, cioè un istituto unitario, organico, accentratore per eccellenza, un vincolo insomma destinato a collegare nei traflici, negli interessi e sulle vie del mare tutte le municipalità; tanto i Serbo-Croati ed i Dalmati, quanto gli Ungheresi. L’Arciduca Ferdinando Massimiliano fu il primo maestro in quest’ordine d’idee nella flotta austriaca, della quale egli conservò il comando supremo tra il 1854 ed il 1864, cioè sino all’epoca del suo avvento al trono messicano ; sempre con 1’ attiva e sagace cooperazione del danese Dahlerup. A questo Principe, fratello dell’ Imperatore, tempra poderosa di marinaro, fantasiosa e tenace di organizzatore, si deve non soltanto l’impulso marinaresco illirico, ma ancora il graduale e metodico sviluppo dei centri marittimi della flotta, dall’Istria a Zara fino all’estremo limite della cimosa dalmata, alle Bocche di Cattaro. Egli aveva ben compreso in tutto il suo valore ed integrità, il vasto problema militare, economico e politico che involgeva seco lo sviluppo marinaro austriaco sull’Adriatico ; tanto in ordine ai traffici dell’impero e della Confederazione tedesca, quanto riguardo alle aspirazioni sui Balcani, sulle vie di Salonicco e sui mari Levantini. Di questi concetti fanno fede le opere dello sventurato Arciduca, nelle quali risalta più che mai il valore delle Bocche di Cattaro assettate difensivamente nell’equilibrio marittimo e militare dell’Adriatico (1). (1) Erz. F. Max. - Gesammelte Werke. Leipzig, Duncker und Humboldt, edit. 1867 Band. VII.