— 19 - Mi riferisco con ciò al libro del Loiseau « L1 equilibro Adria-tique ». All’infuori delle tinte troppo accese della tesi, digit-tare cioè il grido dall’arme sulle condizioni fatte all’Italia sull’Adriatico dalla preponderanza austriaca, esso ha avuto nondimeno il merito indiscusso di aver richiamata l’attenzione al problema delle comunicazioni trasversali balcaniche. Ma ritorniamo alla descrizione del Manfroni : « Dalle foci delToce alla punta estrema d’Italia, a S. Maria « di Leuca, tutta una lunghissima striscia di coste, lungo le « quali scarseggiano i buoni porti, ma pur ve ne hanno degli « importantissimi, Venezia, Ancona, Bari, Brindisi, avrebbe .« potuto rifiorire, dopo il 1866, e sviluppare tutta la sua atti-« vita, giovarsi delle comunicazioni facilissime con l’interno « della penisola, attrarre a sè il commercio delle nazioni con-« tinentali, servire di base di collegamento tra l’Europa Oc-« cidentale e l’Oriente, riavvicinato oramai all’Europa grazie «• all’apertura del canale di Suez » (1). Ora questo programma che in trentasei anni di abbandono sull’Adriatico non si è potuto compiere in alcun modo, può essere agevolato e stimolato con la costituzione delle linee trasversali balcaniche e con il loro allacciamento alla grande arteria ferroviaria austro-tedesca. L’iniziativa privata ha già prodotto qualche frutto con la Società Puglia, ed i noli prima inefficacemente ricercati, poi studiosamente procacciati con qualche agevolezza da essa, cominciano ora ad affluire secondo basi abbastanza sicure e promettenti. Le società di navigazione nostre e di privati armatori debbono compiere il resto. Occorre però che le une e gli altri siano più solleciti e curanti dell’interesse nazionale e meno dell’utile immediato degli azionisti, e che questo impulso si ricolleghi ad una sistemazione e ad un risorgimento economico ed agricolo della costiera adriatica nostra, della regione pugliese e del Mezzogiorno in generale dell’Italia. Quanto al settentrione dèlia penisola, il problema appare alquanto più agevole. Si tratta di sfruttare nell’antico senso (!) Idem, idem. Pag. 6.