— 13 — crali e votive venete, nonché sulla base della concordanza toponomastica delle regioni delle due rive dell’Adriatico. Altri argomenti d’indole positiva — specie antropologica — potrebbero venire in suffragio di codesta tesi. Ma conviene lasciarli da parte in ogni modo, per assodare un principio di fatto indiscusso rispetto alla tesi che ci siamo proposta, cioè che un 'unica popolazione di tipo etnico, di tradizioni e di linguaggio impresse dapprima la sua fisonomía alla regione periadriatica, a cominciare dal periodo più evoluto e recente delle necropoli Atestine, fino a quello veramente incivilito, in cui monumenti sepolcrali ed iscrizioni linguisticamente affini si levarono in memoria dei defunti sull’una e sull’altra riva dell’Adriatico, in Albania da una parte, nelle Puglie e nella Terra d’Otranto dall’altra. * * * Come l’unità etnica primitiva sia stata alterata tra le genti tributarie del mare Adriatico, è capitolo di storia nota. Già i germi del differenziamento essenziale tra i vari gruppi del medesimo aggregato illirico erano stati notati nei rapporti antropologici (varietà di tipo brachicefalo) in molti paesi popolati dagli Illiri, cioè nella regione veneta propriamente detta, tra i Libnrni dell’Istria, nella Croazia, nella ^Bosnia, Erzegovina, Dalmazia ed Albania. Nell’Abanìa stessa, ai giorni nostri, sopravvive tuttora un’esatta distinzione tra le genti che la abitano, frutto delle differenziazioni primitive innestate sull’antico ceppo unitario etnografico. Dobbiamo infatti al maggiore medico Livi un’esatta distinzione del tipo albanese: il brachicefalo, identico a quello degli abitatori della Venezia, che prevale nella massa dei Gheghi dell’Albania settentrionale, ed il dolicocefalo che predomina invece tra i Toschi dell’Albania meridionale, che possiede tutti i caratteri distintivi del tipo mediterraneo ed a spese del quale si è senza dubbio composta ed alimentata questa popolazione.