- 58 — tifìcio, davano per imminente l’intervento nelle acque an-conitane della squadra imperiale austriaca, all’uopo raccolta in Trieste per contrastare alla flotta italiana qualunque appoggio nelle operazioni dell’esercito durante l’assedio. « J’ai « reçu une lettre presque officielle de Trieste, diceva il La « Moricière al Quatrebarbes. L’Archiduc Maximilien com-« mande de la flotte austrichienne, qui est impatiente de « prendre une revanche. Nous verrons demain, je l’espère, la « fumée de ses vapeurs » (1). Si trattava, in sostanza, di un tentativo di ritorno all’ambiente storico in cui il commodoro Dahlerup guidava le sue navi davanti alla stessa città, nel maggio del 1849. Ma circostanze di tempo, di fortuna delle armi e sopratutto l’attitudine della Francia, impedirono all’Austria d’intervenire nelle acque di Ancona, come essa desiderava vivamente, allo scopo di mantenere immutato l’equilibrio di suoi traffici marinareschi sull’Adriatico. Acquisito all’Italia una il littorale adriatico, esso, con il suo mare, partecipò subito ai disegni ed alle speranze di un sicuro e fecondo risorgimento economico e commerciale del nuovo Regno, insieme al Tirreno ed agli sbocchi sul littorale Ligure. Sull’uno e sull’altro mare con ta vasi di attrarre le energie economiche dell’Europa mediana, in guisa da renderle possibilmente tributarie di Genova e di Venezia. In Francia, il La Rochejacquelin nella sua famosa scrittura: Lunitê de VItalie et son danger pour la France, gittava anzi il grido di allarme: « Se la penisola italiana si unifica « e si consolida, noi non potremmo difenderci contro la sua « concorrenza commerciale. Le ferrovie assicureranno in « breve lasso di tempo a codesta terra promessa il mono-« polio dei traffici di Levante. Se l’istmo di Suez diventerà « la grande via delle comunicazioni tra l’Europa, le Indie e « l’Estremo Oriente, sarà l’Italia quella che ne ricaverà il « maggiore e più immediato beneficio ». (I) Souvenirs d’Ancone. Siège de 1860 par le Comte de Qcatrebarbes, gouverneur, de la ville et de la province. Paris, 1866, pag. 164.