IL FOLKLORE E IL D’ANNUNZIO !57 e la orrenda imprecazione: «........Che la notte venga sopra a te con tremito e singulto! ». Il lettore sente che la tragedia s’impernia sul concetto della autorità paterna tra le genti d’Abruzzo ancora validissimo : vilipesa e oltraggiata, essa si vendica, per necessità di eventi più che per volontà del genitore. Accresciuta a dismisura dall’ ignoranza brutale, offuscata da pregiudizi antichi e persistenti, determina essa la catastrofe. Il serparo, specie d’incantatore, padre-fami-glia della tenace gente d’Abruzzo, è nel primo e nell’ ultimo atto ; egli è il centro dell’ azione ; egli offre gli strumenti dell’orrore tragico, le vipere e il crinale, e incita alla vendetta : attorno a lui, che nella sua barbarie è ancora un forte, s’afflosciano gli ultimi rampolli d’una gente patrizia moralmente frolla e finita. La tragedia sbocca da una figura che è cara al folklore, che è ricca di elementi folklorici, studiati dal vero, interpretati con intuizione di storico e di poeta, sublimati a un valore ideale generale e perpetuo. Gli spiriti primigenii, di autorità, di comando, di potenza, di diritto, persistenti nella classe più umile, riaffiorano alla superficie, ridiventano dominatori, anche sulle classi privilegiate che, per essersene allontanate, han perduta la forza che consiste nella fedeltà alla natura, e meritano di finire miseramente.