98 IL FOLKLORE E IL D’ANNUNZIO un sol flutto vocale, che si svolgeva nella luce con la lentezza delle cadenze liturgiche „. E cantavano le mietitrici: “ I cori femminili si prolungavano in cadenze quasi religiose, con una dolcezza lenta e solenne, rivelando la santità originale dell’opera frumentaria Cantavano i pellegrini lungo la via; cantavano più affannati attorno al tempio ed entro le sue pareti; cantava la madre dell’annegato “ la medesima cantilena che un tempo aveva diffuso il puro sonno su la culla „ ; “ cantava il suo dolore con un ritmo che si levava e si abbassava costantemente come la palpitazione cordiale. Era l’antica melodia che da tempo immemorabile in terra d’Abruzzi le donne cantavano su le spoglie dei consanguinei „ ; cantavano i marinai, gli operai, donne ed uomini, tutti e sempre, ché il canto è vita, è ristoro, è conforto del popolo. Dice Favetta: “ Eh, signore, se ci levi il canto, che ci rimane! Canto e poesia. La preghiera dei mietitori, alternata di benedizioni e giaculatorie da parte del capo seguito dal coro; il disperato rimpianto della madre dell’annegato “ eloquio melodioso del sacro dolore gli stornelli di Favetta (“ Tutte le fontanelle se sò seccate..... „) diffusi per tutta l’Italia centrale, e molti altri accenni qua e là pel romanzo, ci riportano nel regno sterminato della letteratura popolare. Alla quale, inoltre, ci riconducono i proverbi disseminati pel libro nella genuina forma dia-