!52 IL FOLKLORE E IL d’aNNUNZIO speciale, che parla in prima persona, come i comuni mortali. Il dialogo continua e s’accende, ché Gigliola ha concepito un suo piano, e l’attuerà, proprio col mezzo delle serpi velenose recate dal ser-paro e mediante un ago crinale che egli le offre, ma non vuole svelarlo, e interroga ambigua e cauta, per saperne quanto le basti. Non sfugge al serparo il truce proposito ; anch’ egli interroga e risponde, ormai consenziente, con furia di padre offeso e invelenito, con ambiguità non minore. Dialogo incalzante, suggestivo, tagliente. Se trae dalle sue borse un pettine, dice, alludendo alla figlia ingrata, cui era destinato in dono nuziale: «........il vento dell’ alidore le scapigli il capo » ; se una collanetta: «........Le stia sul collo un giogo di bronzo » ; se uno spillo: « Da parte a parte la gola le passi ». Fra imagini di bifolchi che stacchino buoi, di pelli serpigne lustreggianti sul mezzodì, il ciurmadore sostiene a meraviglia il suo dialogo di uomo saputo; ma se Gigliola gli rivolge una domanda suggestiva, egli innalza, inconsapevole, il tono, e ritorna serparo, uomo di speciale virtù. E narra: