92 IL FOLKLORE E IL D’ANNUNZIO in tutti gli offici, in tutti i giuochi, nelle natività, negli amori, nelle nozze, nei funerali, sempre era presente e visibile un simbolo georgico, sempre era rappresentata e venerata la grande genitrice Terra dal cui grembo scaturivano le fonti d’ogni bene e d’ogni allegrezza. Le donne del parentado convenivano alla casa della sposa novella portando sul capo un canestro di grano e sul grano un pane e sul pane un fiore; entravano ad una ad una, e spargevano un pugno di quel frumento augurale su i capelli dell’avventurata. A pié del letto d’un moribondo, quando si prolungava l’agonia, due consanguinei deponevano un aratro che aveva virtù di interrompere lo strazio affrettando la morte. L’utensile e il frutto erano elevati ad alte significazioni e potenze. Un sentimento e un bisogno del mistero profondi e continui davano a tutte le materie circostanti un’ anima attiva, benefica o malefica, bene o male augurosa, che partecipava ad ogni vicenda, ad ogni fortuna, con un atto palese od occulto. Una foglia vescicatoria impressa sul braccio nudo rivelava P amore o il disamore ; le catene del camino gittate sulla via scongiuravano l’uragano imminente; un mortaio posto sul davanzale richiamava i colombi smarriti; un cuore di rondine ingoiato comunicava la saggezza. Il mistero interveniva così in tutti gli eventi, circondava e serrava tutte le esistenze; e la vita soprannaturale vinceva, copriva e assorbiva la vita