IL FOLKLORE E IL D’ANNUNZIO 89 anche un sol colpo di spillo per renderla visibile all’occhio dell’uomo. Ma le sette veglie erano trascorse in vano! Il figliuolo dimagriva e si consumava d’ora in ora, senza rimedio. E il padre disperato aveva in fine ucciso un cane e aveva messo il cadavere dietro l’uscio per consiglio di una maliarda. La strega non avrebbe potuto entrare, se prima non avesse contato tutti i peli della bestia morta „. L’animo s’accascia a tanta superstizione 1 al pensiero che popolazioni intere sono dominate da così cieca credenza più che non sarebbero da tremende verità luminosamente dimostrate! Lo stesso protagonista aveva, a quello spettacolo, “ la visione vasta e confusa____ di tutta quella carne miserabile, piena d’istinti e di dolori bestiali, curva e sudante su la gleba, o accasciata in fondo ai tuguri, sotto la minaccia continua di quelle oscure potenze Eppure questa non è che una delle molte credenze superstiziose che annebbiano le menti del popolo abruzzese. Il Poeta, che le conosce tutte e ne sente, a volta a volta, la tragica terribilità, e anche, talora, la deliziosa bellezza, le assomma magistralmente in pagine memorabili mescolate a leggende e costumi, ricavandone, si noti bene, la fisonomía della sua terra! ché proprio in quelle (ben lo ha intuito il Poeta!) consiste e per quelle si rivela la spiritualità di una razza. E necessario rileggerle :