102 IL FOLKLORE E IL D’ANNUNZIO zati e aggravati, dànno spirito e moto all’azione: esempio nuovo altamente geniale e poetico. Molte imagini migrano, immutate, dal romanzo alla tragedia; alcune situazioni si ripetono (ad esempio, il transito dei pellegrini, preceduti dal crocifero, salmodianti), molte costumanze anche (mietitori, nel meriggio, vestiti di lino; la sapa nel vino, ecc.), e perfino alcuni nomi (Aligi, Candia, Favetta, Splendore). La materia sommamente suggestiva, ha infiammato il Poeta, il quale è venuto via via affinandola ed elevandola, dalla novella al romanzo, al poema, dal mezzo episodico al fine precipuo ed esclusivo dell’ opera, da materia ornamentale a materia tragica. E gli è rimasta così viva e fresca nell’animo, quella materia donde era uscito il capolavoro, da piegarsi, dopo alcuni anni, a un capolavoro ancora più pieno e perfetto, sebbene, nel frattempo, altri argomenti lo avessero avvinto e infiammato. Tanto essa era ricca di riposti significati, tanto duttile e malleabile, tra le mani dell’ artefice insigne ! VI. LA FIGLIA DI IORIO Cospicuo frutto dell’attenzione rivolta allo studio del costume popolare abruzzese è la Figlia di Iorio, tragedia pastorale, intessuta