J32 IL FOLKLORE E IL D’ANNUNZIO nei grandi cuori dei campagnoli dànno fili alla trama della nostra tragedia, come ad altre opere del D’Annunzio e d’altri scrittori. Ma qui, nella Figlia di lorio, il Poeta penetra molto più addentro, scorge motivi insoliti nel regno oscuro e nefasto della superstizione, atti a creare l’orrore tragico e spingerlo sino al parossismo, preparando la catastrofe. Siffatti motivi coglie e sviluppa con abilità e profondità sorprendenti, elevandoli quasi alla funzione del fato antico, tremendo e inevitabile. L’azione intera si svolge nel regno della superstizione e del pregiudizio: fascino e magia forniscono la materia, i presagi di sventure e i loro fatali adempimenti ne segnano i luttuosi confini. Molto avvedutamente il primo atto si svolge, per questo, nel giorno di S. Giovanni, classico nel mondo delle romantiche e magiche imagi-nazioni, quasi ad inquadrare la scena in una cornice acconcia e di stile. Di due specie di credenze superstiziose s’intesse tutta la trama: le une intrecciate con pratiche religiose, le altre, ancora più antiche, stanti per sé e indipendenti. Miste di sacro e di profano : segnarsi in mezzo al viso, affinché non vi passi « il falso nemico » « né fuoco né fiamma, né veleno né fattura », al quale identico scopo viene distesa la fascia rossa sulla soglia della casa; cercarsi lo scapolare in seno e dirgli, tenendolo forte, tre ave; credere nella tentazione del “ demonio di mez-