IL FOLKLORE E IL d’aNNUNZIO 79 campi delle Marche e degli Abruzzi. “ Reca egli ora i lamentevoli canti cristiani, le antifone, gli invitatori, i responsori, i salmi dell’officio per i defunti „. Al suo arrivo presso i casolari, cessano i lavori, e i villani gli si accalcano attorno per ascoltare il suo clarino di bussolo e il suo canto; come nell’inverno, lo attorniano i miserabili del territorio, se egli canta, dall’alto di uno scoglio, i misteri della morte. La sua funzione più alta era nei conviti nuziali. Egli, con la sua brigatella, procedeva per le vie tutte sparse di fiori di giunco e d’erbe odorifere, tra le salve di gioia e le salutazioni. Cinque mule inghirlandate recavano i doni. Un carro tratto da un paio di bovi con le corna avvolte di nastri e con i dorsi coperti di gualdrappe, recava la soma. Le caldaie, le conche, i vasellami di rame tintinnavano agli scotimenti dell’incedere, gli scanni, le tavole, le arche, tutte quelle rudi forme antiche delle suppellettili casalinghe, oscillavano scricchiolando; le coperte di damasco, le gonne ricche di fiorami, i busti trapunti, i grembiali di seta, tutte quelle fogge di vestimenta muliebri risplendevano al sole in un miscuglio di gaiezza, e una conocchia, simbolo delle virtù familiari, eretta su ’1 culmine, carica di lino, pareva contro il cielo azzurro una mazza d’oro. Le donne della parentela, con su ’1 capo un canestro di grano e su ’1 grano un pane e su ’1 pane un fiore, si avanzavano per ordine, tutte