9o IL FOLKLORE E IL d'aNNONZIO “ La sua terra e la sua gente gli apparivano trasfigurate, sollevate fuori del tempo, con un aspetto leggendario formidabile, grave di cose misteriose ed eterne e senza nome. Una montagna sorgeva dal centro, come un immenso ceppo originale in forma di una mammella, ricoperto di nevi perpetue, e bagnava le coste falcate e i promontorii sacri all’ olivo, un mare mutevole e triste su cui le vele portavano i colori del lutto e della fiamma. Vie larghe come fiumi, verdeggianti d’erbe e sparse di macigni e qua e là segnate d’orme gigantesche, discendevano per le alture conducendo ai piani le migrazioni delle greggi. Riti di religioni morte e obliate vi sopravvivevano; simboli incomprensibili di potenze da tempo decadute vi rimanevano intatti, usi di popoli primitivi per sempre scomparsi vi persistevano trasmessi di generazione in generazione senza mutamento ; fogge ricche, strane ed inutili v’erano conservate come testimonianze della nobiltà e della bellezza di una vita anteriore. Passavano lunghe teorie di cavalli carichi di frumento; e i devoti cavalcavano su le some, con serti di spighe in capo, con tracolle di pasta, e deponevano ai piedi di una statua i doni cereali. Le giovinette, con in capo canestre di grano, conducevano per le vie un’ asina che portava sulla groppa una maggiore canestra; ed andavano all’altare, per l’offerta, cantando. Gli uomini e i fanciulli, coronati di rose e di