IL FOLKLORE E IL d’ANNUNZIO 103 esclusivamente di fila e di trame del tutto campestri, in gran parte pastorali, genuinamente demografiche, tirate e conteste con sapienza singolare e con singolare perizia. Sua dote precipua, la penetrazione mirabile nello spirito e nel significato dei costumi popolareschi, mirabile e originale e, ciò che conta ancor più, rivelatrice di valori spirituali da tutti gli studiosi disconosciuti e a tutti incompresi, dimostratisi idonei a divenire tragici ed eroici, atti a dar materia al poema drammatico riuscito forse il più vigoroso di tutta l’opera d’An-nunziana. Drammi pastorali l’Italia ebbe già a gran dovizia; per due secoli ne risonarono le scene pubbliche e le private, ché il belare non fu solo degli Arcadi, fu, anzi, precipua occupazione dei letterati nostri dal 1554, quando fu rappresentato il primo dramma pastorale, il Sacrificio di Agostino Beccari ferrarese, fin verso la fine del secolo XVIII. Gran dovizia ebbe l’Italia di componimenti pastorali, drammi, commedie, intermezzi, egloghe e canzonette, ma fu dovizia di cenci e di cianciafruscole, se si tolgano quei pochi eccellenti che tutti conoscono (in luogo non solo primo, ma eccelso l’Aminta) e non di tesori o di gioie. Cantavano da pastori gentiluomini e gentil donne, vissuti nel fasto, non degnatisi forse mai di considerare quei poveri esseri, ignari ed errabondi, viventi lungi all’ umano