122 IL FOLKLORE E IL d’ANNUNZIO di affrontare, l’atroce supplizio, come legittima espiazione, e di esprimere sentimenti di nobiltà vera al sopraggiungere dell’ora suprema. Rivela, in breve, una personalità di poeta: lo turba un presentimento oscuro, dinanzi alla sposa promessa o imposta, lo assale un impeto di bontà generosa, in difesa della donna fatale, della magalda, che è Mila di Codra, la Figlia di Iorio, la protagonista, lo domina e travolge il furore d’una gelosia insana, lo conduce, insomma, una forza intima e prepotente, che non gli permette il ragionamento pacato e sereno, l’azione naturale e regolare. Si cela in lui, e talora anche si svela, una sensibile anima di artista, che la dura vita del pastore, troglodita e vagabondo, non è riuscita a ottundere, una fiammella che le traversie non hanno soffocata. Il Poeta, insomma, ha voluto esprimere, con la sua complessa figura, un vivo simbolo dell’artista popolare, non estraneo alla sua razza vigorosa, non infrequente tra i pastori, solitari, d’estate, nei monti d’Abruzzo, scendenti, in inverno, nelle Puglie o nell’Agro. A riscontro e conferma di queste interpretazioni si potrebbero ricordare le incisioni con cui Adolfo De Carolis, mirabile silografo, viene illustrando, con arte sottilissima, la tragedia d’annunziana. Ma non ci dilunghiamo dal tema, che vuole molte parole e lungo discorso.