146 IL FOLKLORE E IL d’ANNUNZIO cidere, o ha uccisa, la legittima moglie e studia a spegnere i figli di primo letto di suo marito, proprio come fa qui Angizia. Costumanze liete e serene, taluna anche truce, comuni a questo e quel paese (famosa su tutte, la processione di serpenti a Cocullo) e utensili e atti della vita campestre: “ il moggio vecchissimo ..... che non misura più, perché non tiene più né grano né orzo «.....un branco di cinquanta pecore, le formelle di faggio e le casciaie », « Figliuolo mio, ti faccio un voto ad ogni agugliata che traggo dal pennecchio. E come incocco e come do la torta, sei sempre meco nel mio filo pieno ». « Del Liri tra i macigni, dove scendono e salgono le donne con le conche sul capo », «..........una femmina..... eh’ era a vendere orciuoli e d’ ogni sorta stovigli.....». Perfino qualche accenno all’ arte popolare, come il pettine “ a doppia dentatura, con la costola intagliata di cervi e di leoni „. E stridono pregiudizi, preoccupazione sover-chiante della psicologia popolare : 1’ ombra che si forma accanto alla zia Giovanna, malata e prigioniera, che si fa enorme, che è il compagno