PREFAZIONE XII! l’ho tirato giù da un piedistallo che non gli si addiceva, ricollocandolo sopra un altro, che mi par fatto a posta per lui. Ho proposta una ripartizione razionale di tutta la materia folklórica, ne ho tracciata la comprensione, ne ho data una definizione, ne ho accennati i rapporti con molte discipline, ne ho additate le nuove aspirazioni, l’utilità e l’importanza. Pubblico anche, a mo’ d’esempio, e non certo per esaurire la materia (vasta quasi direi come la nostra stessa letteratura), un paio di lezioni su alcune opere del D’Annunzio in rapporto al folklore, per dar saggio del profitto che da esso possono trarre le lettere e la critica letteraria. La quale, bisogna dirlo a onore del vero, in questo modesto territorio del suo regno non ha fatto sempre la figura più bella. Per dirne una, s’ è affannata a rintracciare fra i drammi e le novelle della letteratura nostra e delle straniere una favola scenica analoga a quella della Fiaccola sotto il moggio, come se la storia di una matrigna omicida, odiatrice e persecu-trice dei figliastri, compendiasse l’essenza del dramma e non fosse, al contrario, un banale motivo frequente nella novellistica non meno che nella drammatica e nella tradizione popolare: e non ha badato, o ha badato troppo poco, ai cento motivi folkloristici dell’ opera che ne sono, non già episodi secondari, ma l’essenza e lo spirito. È andata cercando, tra le nebbie della erudizione, gli antenati di