7° IL FOLKLORE E IL d’aNNUNZIO alle dedizioni assolute, alle imprese uniche e disperate: è il timore “ del filtro malvagio „, come nella Figlia di Iorio (“ la casa è già tutta vestita di verde come Ornella „); è il ricordo mistico e terrifico di impressioni superstiziose. " Vidi in non so qual giorno della mia puerizia, laggiù nella mia terra di Pescara, lungo la proda di non so qual campo, un pezzo di pane posato sopra un termine di pietra. Nessuno passando lo prendeva. Ne pur io lo presi „. Non lo prese per timore del maleficio, nel quale egli crede. " Nel mio paese d’Abruzzi ho visto una viola d’amore con nel manico una specie di strige dal lungo collo che si ripiega verso il sonatore a tentarlo e gli insinua nel cuore il suo fascino perfido Rivarca il Tronto, che separa l’Abruzzo dalla Marca, e ne risente e rigusta 1’ arcadica dolcezza; rivede usi e costumi, spettacoli di natura, bellezze e brutture, fastigi e miserie, e rivive la vita delle sue creature, eternate nel Trionfo della morte, nella Figlia di Iorio, nella Fiaccola e nelle Novelle. E la madre gli parla, lo consiglia, lo consola, così come se fosse vivo o vicino, con una tenerezza inesausta e infinita, con un’ insistenza che solo le madri sanno rendere dolce e consolatrice. La virtù prima della sua gente, nel gran buio ove è affondato, lo domina, lo trascina, lo conduce; egli è in balia del suo genio, del