IL FOLKLORE E IL D’ANNUNZIO 125 Morale Usi e costumi abruzzesi formano, naturalmente, il sostrato della tragedia, e non come empitura od orpello, come erudizione o saccenteria, ma come ossa e polpe del muscoloso organismo, anima quasi della tragedia. Vi si mostrano di scorcio, il più delle volte, e per accenni fugaci, visibili solo a chi di costumanze popolari abbia conoscenza e dimestichezza. Sono costumi quasi sempre tradizionali, ma di varia importanza e di vario significato: alcuni, semplici usanze, privi ora, e forse anche in antico, di speciale significato; altri, avanzi di riti vetusti, esprimenti il senso alto e nobile dell’ atto cui si collegano, serbano in sé qualche cosa di sacro e di mistico. Accompagnano tutta l’azione da cima a fondo, e si connaturano talmente con i caratteri degli attori e lo spirito dell’azione, da far pensare che il Poeta se ne sia imbevuto e nutrito, quasi fosse egli stesso nato di popolo. Formano una catena ininterrotta: ogni verso ne accenna qualcuno: il nostro discorso altro non è che una segnalazione di usi e costumanze. Nelle prime scene : il vestito e l’acconciatura della sposa, i preparativi per il banchetto nuziale, il conversare delle cognate, tutto è secondo l’uso. Nella scena terza, e nelle seguenti, la presentazione della sposa, il bacio della terra, e poi l’incanata, il porre la femmina