96 IL FOLKLORE E IL D’ANNUNZIO sfinimento; tutte e tutti mostrano e svelano lembi di psicologia del volgo più basso, che può rispondere a quella di tutti i volghi, ma non cessa per questo di rispecchiare i volghi della terra d’Abruzzo. E le frotte dei pellegrini che di notte e di giorno, ininterrottamente, andavano salmodiando, al santuario? “ Tutte migravano a una stessa meta e celebravano uno stesso nome, trascinate dalle stranezze d’una stessa passione, terribili e miserabili all’ aspetto, lasciando sul cammino gli infermi e i moribondi, senza arrestarsi, pronte ad abbattere qualunque ostacolo per giungere là dove era il balsamo a tutti i loro mali, la promessa a tutte le loro speranze. Andavano andavano senza riposo, bagnando dei loro sudori le loro proprie orme nella polvere infinita. Andavano, andavano „. Il crocifero in testa, inni sacri nell’aria; esaltazione negli animi. Con quali moti scomposti e grossolani, in mezzo a quali sofferenze e con quali sforzi, procedessero, di quali ceffi e figuri si componessero quelle turbe, con quali imagini il Poeta le raffiguri non riferiremo qui, paghi di ripetere che ogni accenno, ogni tocco risponde alla più cruda verità. Verità generale, bene spesso, ma innanzi tutto locale. Come, del resto, in tutto. Non v’ ha aspetto esteriore o interiore fenomeno tra i volghi d’Abruzzo, che il Poeta non abbia colto: arte, letteratura e scienza offrono pietre per l’edificio.